Disponibile su RaiPlay I fidanzati, un film del 1963 scritto e diretto da Ermanno Olmi. È stato presentato in concorso al 16º Festival di Cannes. Prodotto da Goffredo Lombardo, scritto e sceneggiato da Ermanno Olmi, con la fotografia di Lamberto Caimi, il montaggio di Carla Colombo, le scenografie di Ettore Lombardi e le musiche di Gianni Ferrio, I fidanzati è interpretato da Carlo Cabrini e Anna Canzi. Le scene in esterno del carnevale sono state girate a Paternò, un tempo nota proprio per la particolare bellezza delle manifestazioni carnascialesche. Le altre scene sono state girate a Priolo Gargallo e Siracusa. Roberto Seveso, qui operatore, è stato il giovane attore protagonista ne Il tempo si è fermato, lungometraggio di esordio di Olmi.
Trama
Giovanni, un operaio milanese, è mandato a lavorare in Sicilia dalla sua azienda. Ciò comporta incontro fra abitudini diverse, mutamento di prospettive, piccoli e grandi traumi emotivi. Alla base della vicenda c’è il vacillare e poi il ricomporsi del rapporto fra Giovanni e la fidanzata Liliana, rimasta a Milano. Tutto ciò è raccontato con sensibilità e delicatezza attraverso immagini capaci di scavare nei sentimenti e nelle emozioni.
Ermanno Olmi sviluppa l’analisi del precedente film, Il posto, mettendo in scena una storia che vede come protagonisti due personaggi più maturi. Ad essere centrale è ancora una volta il tema del lavoro laddove, per un ottenere un avanzamento di carriera e diventare un operaio specializzato, Giovanni (Carlo Cabrini) si trasferisce in Sicilia, in cui la sua azienda ha bisogno di personale per incentivare la produzione dei nuovi impianti. Liliana (Anna Canzi) resta a Milano, aspettando il ritorno del compagno, nel timore che quest’ultimo possa dimenticarla.
Alla sua terza opera Olmi compie un evidente progresso stilistico e registico, pur mantenendo il registro emotivo del passato. Si alternano le immagini della fabbrica, con i suoi macchinari e le sue eruzioni fumose, con quelle degli incontaminati paesaggi siciliani (in particolare le saline, dove ancora il lavoro è completamente manuale e il tempo sembra essersi fermato). Il regista, inoltre, gioca abilmente con i piani temporali, senza rispettare la successione cronologica degli eventi, piuttosto assecondando un avvicendamento logico, soprattutto per ciò che concerne l’andamento emotivo della relazione amorosa. E, non ultimo, ad emergere con forza è la grande disparità economica, culturale e sociale tra nord e sud del paese.
Colpisce poi la cura della fotografia: spesso la macchina da presa indugia sull’innocenza selvaggia del paesaggio siciliano. Oppure quando s’immerge nel carnevale di Paternò, restituendone la bellezza e il fascino. Anche ne I fidanzati i dialoghi sono contenuti, utilizzati più che altro per restituire il carteggio a distanza dei due protagonisti. Olmi si sofferma spesso sul corpo e il viso di Giovanni, un uomo semplice che si ritrova a fare i conti con una società sempre più complessa. Il suo trasferimento lo costringe a cambiare completamente vita e, dunque, il lavoro e la necessità di sostentamento ne sovvertono il destino. Un film in cui non mancano aspetti poetici, ma sempre contenuti, appena accennati, pudicamente. Il finale è sospeso. Un temporale chiude all’improvviso la narrazione, mentre lo spettatore si chiede cosa sarà dei due fidanzati.
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