I percorsi di due madri i cui destini incrociati lasciano crescere le note dense di un film appassionante, dominato dalla naturalezza di Janis, una bravissima Penelope Cruz, quarantenne che cerca la maternità e la trova, difendendola dinanzi alle esitazioni del suo compagno, scoprendosi presto in una situazione beffarda e crudele. L’anelito alla vita, i dolori del parto, la gioia della nascita, la scelta di portare fino in fondo la maternità anche con premesse difficili. L’altro capo della passione è vissuto dalla giovane madre Ana, con cui Janis vive un’amicizia disposta all’amore, espressione di una disponibilità al cambiamento, perché in fondo nel film si parla di quel “disadattamento al mondo post-uterino” cui fa riferimento il medico per etichettare le reazioni della neonata tra le braccia di Janis, con tutte le emozioni e gli slanci di cui le donne di Almodovar sono capaci.
Splendido esempio di cinema sugli enigmi e le sfide della condizione femminile, Madres paralelas ci conduce nelle tinte di un thriller dell’anima, dove il racconto di due madri, subito sole e bisognose di mille attenzioni, le vede alzare la testa, farsi nutrici coraggiose, sensibili e destinate un giorno a ritrovarsi, in un coinvolgimento emotivo complesso, tenero e dilaniante, che diviene immediato superamento di qualunque pregiudizio. Il film vive della regia attenta di un regista che porta al massimo di coinvolgimento nel raccontare la passione per la vita e la maternità, ma anche il lutto e il disorientamento delle protagoniste. A confronto con la morte e con il tema del rinvenimento dei propri avi a cui le nuove condizioni storiche danno il via (desaparecidos i cui tempi nuovi permettono di vedersi riconosciuta la memoria) il racconto sprigiona una vibrante continuità tra il passato e il futuro, coniugandolo sui temi della scomparsa, della rimozione, della dimenticanza. Dare luce a un nuovo nato, con tutta la sensibilità e la passione di un film come Madres paralelas, è un rischio che le donne affrontano uscendo a testa alta come il solo continente umano portatore di vita, di futuro, di tumulto esistenziale.
La donna-mondo di Almodovar favorisce un film politico, dopo gli oggetti incendiati e lasciati dietro le spalle dalla protagonista de La voce umana. Qui le donne soffrono, si disperano, amano, ma non si rassegnano e vivono con attenzione il presente, con la sensibilità di chi guarda al nuovo e vuole far rivivere il passato, perché il tempo attraversa la nostra anima. Cinema in cui specchiarsi e ritrovarsi, tra i colori accesi e volti colmi di umanità, tra dipendenze, gelosie, e tentativi di smarcamento dagli schemi mentali degli altri. Almodovar ci racconta i suoi personaggi moderni, protagonisti del nostro tempo, così attratti dalla passione, da quella condizione umana che è fatta di desiderio e di limiti, da affrontare a costo di perdere il sonno, per scoprire che la verità è dolorosa ma ineludibile. Penelope Cruz, vincitrice della coppa Volpi a Venezia, crea un personaggio mai così schiettamente autentico, portando al film quella nota di vibrante intensità che lo rende tra i migliori dell’ultimo Almodovar. Al suo fianco, la giovane Milena Smith, adolescente che vive la maternità come l’esito di un abuso, diventa quella figura dipendente disposta a cambiare, a trasformarsi quanto scopre la verità sull’identità della sua bambina, ma già il ripetuto cambio di capelli indica il segno di un’identità in evoluzione, e lei, come Janis, si porta sulle spalle le sue responsabilità, affrontando di petto la vita. Così come sono affrontate con schiettezza, nel racconto, le relazioni e il rapporto con la verità, definendo una temperatura drammatica intensamente partecipata e intrecciata sul terreno simbolico del mistero, tanto esistenziale quanto evidentemente storico.
Data di uscita: 28 ottobre 2021
Genere: Drammatico
Anno: 2021
Regia: Pedro Almodovar
Attori: Penélope Cruz, Milena Smit, Israel Elejalde, Aitana Sánchez-Gijón, Julieta Serrano, Rossy de Palma
Paese: Spagna
Durata: 120 min
Distribuzione: Warner Bros. Italia
Sceneggiatura: Pedro Almodovar
Fotografia: José Luis Alcaine
Montaggio: Teresa Font
Musiche: Alberto Iglesias
Produzione: El Deseo con la partecipazione di RTVE e Netflix
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