Il film italiano più atteso da tutti gli amanti del fantastico, delle commistioni horror, delle sperimentazioni, da coloro che al cinema si vogliono stupire, commuovere e anche inorridire un pò, dopo i ritardi causati dalle restrizioni covid, è finalmente nelle sale: Freaks Out di Gabriele Mainetti.
Grazie a un budget ben più alto del precedente lavoro, il sorprendente Lo chiamavano Jeeg Robot (2 Nastri d’Argento e 7 David di Donatello), Freaks out può contare su un buon numero di personaggi minori, sulla ricostruzione fantasiosa e terribile di un’Italia in piena seconda guerra mondiale, invasa dai tedeschi, preda di bombardamenti. Un luogo tanto bello negli scorci e nella natura, quanto inospitale e pericoloso, sul quale gravano la fame, l’incertezza e la paura.
In questo contesto vengono narrate le vicende di quattro freaks, cioè mostri di natura, dei diversi che nella vita non possono fare altro che lavorare in un circo: Matilde (Aurora Giovinazzo), una ragazza che produce elettricità e non può essere sfiorata da nessuno, pena la folgorazione; Cencio (Pietro Castellitto), un giovane albino che comanda gli insetti; Fulvio (Claudio Santamaria) un uomo affetto da ipertricosi e cioè ricoperto interamente di peli, fortissimo; e Mario (Giancarlo Martini), un nano capace di attrarre gli oggetti metallici. Il gruppo è tenuto insieme dal direttore del circo, l’anziano e paterno ebreo Israel (Giorgio Tirabassi).
Se esistono gli eroi, inevitabile è la compresenza dell’anti-eroe, che Mainetti cerca di rendere sempre avversario formidabile, articolato e affascinante nella sua follia distruttiva. Si tratta in questo caso di Franz (Franz Rogowski), il pianista dotato di sei dita (ne avevamo già visto uno in Gattaca), dotato di chiaroveggenza, fedelissimo ad Hitler, che altro non sogna se non di diventarne un soldato, portando il Terzo Reich alla vittoria, nonostante i segnali poco incoraggianti che gli arrivano dal futuro. Egli è convinto che l’unico modo per realizzare il suo sogno – anche Franz è un freak e anche lui sogna e spera – sia quello di scovare i quattro esseri dotati di poteri soprannaturali che gli appaiono spesso durante le sue visioni. Il tedesco Rogowski, col suo sguardo allucinato, era stato già visto nello splendido Undine, un amore per sempre di Christian Petzold, altro lavoro di passione e fantasia da non perdere.
Nonostante la cura dei dettagli, dai costumi raffinati alle scelte musicali, il bel soggetto, nuovamente opera di Nicola Guaglianone e le ottime performance degli attori, Freaks Out non supera quel piccolo capolavoro di Jeeg Robot, ma si conferma un prodotto di assoluto divertimento dall’inzio alla fine. Divertimento nel senso totalmente cinematografico del termine. Freaks Out è una storia romanzesca e pirotecnica, un bel racconto avventuroso e fantastico, una fiaba nera pensata per adulti che ancora desiderano sognare.
Freaks out porta di nuovo le persone nella sala cinematografica e fa parlare di sè, pur non facendo parte del circuito dei soliti cliché delle commedie ridanciane; si eleva qualitativamente al di sopra del prodotto italiano medio, sia per la forma che per l’ardimento dei contenuti. Può piacere o meno – ed è un bene che sia così – ma stiamo parlando di Cinema con l’iniziale maiuscola, non di cinema da camera – ma quello che ti riempie gli occhi, le orecchie e l’immaginazione. C’è bisogno, oggi più che mai, anche di questo.
Mainetti conferma di nuovo di saper ben scegliere e dirigere i suoi attori, portando sulla scena il grande talento di Aurora Giovinazzo, giovanissima, commovente, incredibilmente brava, che è il trait d’union dell’intero film.
Che gli italiani fossero pronti anche per prodotti meno canonici che osano sfidare l’olimpo statunitense dei supereroi lo aveva dimostrato già Il ragazzo invisibile, con il suo sequel Il ragazzo invisibile -seconda generazione di Gabriele Salvatores.
Le storie intimiste, le biografie dei santi, i poliziotti, i commissari, i preti, le beghe familiari, le saghe sui delinquenti declinate in ogni loro forma esaltante il crimine e le onnipresenti commedie, vanno bene, sono il nostro forte. Ma ci sono film di altro genere che reclamano ormai il loro posto, quello che in un passato più glorioso e variegato hanno già avuto, anche da noi. E’ giusto riflettere, denunciare, mostrare, ma è necessario anche lasciare spazio all’immaginazione e concedersi un deragliamento dai binari, ogni tanto. I generi si possono mescolare, le sperimentazioni portare a termine. Si può forse finalmente osare?
I film di Gabriele Mainetti rappresentano una piccola e preziosa promessa per tutti i talenti fino ad ora ignoranti, scoraggiati e affossati da produttori privi di coraggio, immaginazione e incapaci di concepire il futuro.
Data di uscita: 28 ottobre 2021
Genere: Drammatico
Anno: 2021
Regia: Gabriele Mainetti
Attori: Claudio Santamaria, Aurora Giovinazzo, Pietro Castellitto, Giancarlo Martini, Giorgio Tirabassi, Max Mazzotta, Franz Rogowski
Paese: Italia, Belgio
Durata: 141 min
Distribuzione: 01 Distribution
Sceneggiatura: Nicola Guaglianone, Gabriele Mainetti
Fotografia: Michele D’Attanasio
Montaggio: Francesco Di Stefano
Musiche: Michele Braga, Gabriele Mainetti
Produzione: Lucky Red e Goon Films con Rai Cinema e Gapfinders
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