Border – Creature di Confine è un film svedese del 2018 di Ali Abbasi che non può lasciare indifferenti, sia per l’originalità della storia raccontata, unica nel suo genere, sia per il crudo realismo di una vicenda fantastica che va dritta allo stomaco e può respingere come entusiasmare, ma regala immagini indelebili. Affrontando tabù e tematiche moralmente perturbanti, Border lascia lo spettatore senza corrimano e si conclude con un finale aperto e spiazzante, il che lo rende un’opera difficilmente catalogabile, un vero tesoro dimenticato.
Border è tratto dal racconto Confine di John Ajvide Lindqvist, uno scrittore svedese definito lo Stephen King scandinavo. D’altra parte anche il riuscito horror vampirico Lasciami entrare diretto dal regista Tomas Alfredson era tratto da un romanzo dello stesso autore, Lindqvist, ed aveva un approccio altrettanto originale.
Tina (Eva Melander) ha un aspetto inusuale, si considera brutta e anomala e coabita con un ragazzo che vive alle sue spalle, tra un tradimento e l’altro. Timida e schiva, divide le sue giornate tra il lavoro alla dogana e le visite affettuose all’anziano padre in una casa di riposo.
La donna è in grado di sentire l’odore delle emozioni di qualsiasi persona e percepisce sostanze e sentimenti illeciti, il che la rende, alla dogana, l’impiegata giusta al posto giusto. Ogni viaggiatore viene scandagliato nei suoi pensieri più reconditi, senza errore. Un caso di pedofilia, dalle varie ramificazioni, viene intercettato grazie al suo intuito infallibile. La vita scorre come al solito fino al giorno in cui Vore (Eero Milonoff), un uomo che le somiglia molto nell’aspetto selvaggio, attraversa la frontiera. Egli sfugge al suo fiuto ed esercita su Tina un potere di attrazione che non riesce a comprendere. Sullo sfondo di un’inchiesta criminale, Tina si abbandona a una relazione appassionata che le rivela presto la sua vera natura, uno choc esistenziale che la costringerà a scegliere tra integrazione o esclusione e a mettere alla prova il suo senso della giustizia. Perchè noi siamo quello che siamo, (geneticamente, biologicamente) ma specialmente chi scegliamo di essere.
Lo scrittore e di conseguenza anche il regista, fanno riferimento alla mitologia e al folklore scandinavo in modo molto specifico, al contempo però l’esistenza sulla terra di creature che condividono l’esistenza con gli umani ma ne sono dissimili, affonda le radici in credenze antichissime che hanno suggestionato il nostro inconscio collettivo. Il poetico e favoloso Liber de Nymphis del medico e alchimista Teofrasto Bombasto Paracelso, edito postumo nel 1566, è solo uno dei tanti libri che si sono occupati di questo tema.
Cinematograficamente, il film che più si avvicina a Border per il modo di trattare l’argomento, unendo crudo realismo a personaggi del mito, con un messaggio sociale e anti-discriminatorio, è l’americano Bright del 2017, co-prodotto e diretto da David Ayer e scritto da Max Landis, con Will Smith tra i protagonisti.
La Tina di Border è una piccola donna, cresciuta nel disprezzo e nell’insicurezza la quale, nel momento in cui il mondo le frana sotto i piedi minando e capovolgendo ogni certezza, riesce a reggere grazie alla sua forza e rigore etico, alla corenza di quello che è, al di là di tutto, pur nelle frustate del dolore.
Border – Creature di Confine è un film sulla ricerca del proprio posto nel mondo, sulla difficoltà delle scelte morali che rendono arduo restare sè stessi, sulla discriminazione e sulle apparenze, spesso così ingannevoli e disgiunte dalla verità.
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