Ricordate i Campioni del Mondo di calcio del 1982: Giancarlo Antognoni, Antonio Cabrini, Bruno Conti e Alessandro Altobelli? Eccoli riuniti i una conferenza stampa, tenutasi presso la Casa del Cinema a Villa Borghese. Oltre al regista del lungometraggio Manlio Castagna, c’è la voce narrante di Marco Giallini.
Siamo qui con i campioni mondiali del 1982 e voglio iniziare con questa bellissima introduzione: quello che mi è piaciuto del film è che rispecchia il carattere di quella Nazionale vincente. È un film, che riprende poi il carattere di chi l’ha vissuta, cioè di Enzo Barzeot. E tra gli eroi è certamente l’eroe degli Eroi. I complimenti quindi vanno a chi ha prodotto questo film. Oltre ai campioni presenti qui oggi, anche se non c’è, ma è come se ci fosse, c’è Paolo Rossi Un ringraziamento particolare va a chi ha dato la voce a questo racconto degli Eroi, Marco Giallini e al regista Manlio Castagna. Comincerei con Paolo Del Brocco di Rai Cinema. Nel film c’è Vialli che si chiede in quanti ricordano cosa stavano facendo durante quel Mondiale; ecco, Paolo, tu che cosa stavi facendo ?
Paolo Del Brocco: intanto ringrazio questi signori che hanno segnato non solo la mia vita ma anche la vita di tanti di voi. Il 10 luglio del 1982 stavo facendo gli esami di maturità, ma non sto qui a tediarvi dicendo che cosa stavo facendo, se ero sul balcone ecc… Voglio solo dire che questo è un film importante. E’ stato un momento di riscatto per il nostro Paese in quel periodo ed ha insegnato a tutta una generazione di giovani che con l’impegno, l’umiltà e la voglia, si i può fare tutto. Il film andrà in 107 sale, quindi voglio ringraziare tutti.
Manuela Cacciamani, nel film c’è una frase della figlia di Bearzot che parla degli Eroi come degli esempi nei momenti di difficoltà. Questi eroi ci sono stati in campo, ma sono stati un esempio anche per ciò che l’Italia stava attraversando. E’ corretto?
(Manuela Cacciamani) E’ corretto e Cinzia Baerzot è stata bravissima a raccontarcelo; oggi questo esempio lo dobbiamo trasferire alle attuali generazioni e sono molto fiera di questi ragazzi, perché hanno accettato di collaborare a questa cosa.
(Antonio Cabrini) Buongiorno a tutti, mi fa molto piacere essere qui a celebrare questo film.Parla della vita di un Paese. È un documentario importante, ma soprattutto parla di un grande sentimento coeso che è riuscito a portarci a vincere una coppa del mondo.L ‘ amicizia è la cosa più bella che rimane dentro. Cosa aggiungere? Vorrei soltanto ricordare che questa vittoria la dobbiamo anche ad un grande amico che non c’è più, Paolo. Vorrei ringraziare anche Rai Cinema e Rai Com.
C’è stata un grossa scommessa da parte del commissario tecnico su Paolo Rossi. Paolo veniva dalla questione del calcio scommesse, anche se poi è stato escluso da ogni questione; com’era il rapporto tra Paolo e il Vecio, come lo chiamava lui
(Federica Cappelletti – moglie di Paolo Rossi): intanto vorrei ringraziare tutti per questo lavoro che avete fatto; prima, quando sono arrivata mi sono nascosta tra di voi (indica verso la Critica) e ho visto questo prodotto che trovo straordinario. Mi sono emozionata e mi sono anche messa a piangere; c’è questo phatos, questo senso dell’eroe che va verso la vittoria. È un lavoro che secondo me sarà importante anche per le nuove generazioni, per capire quello che è successo e l’importanza di questa vittoria e di questi straordinari ragazzi, che io chiamo ancora così. Posso confermare che sono dei grandi campioni ma soprattutto delle grandi persone. Detto questo, il rapporto di Paolo con Baerzot era un rapporto tra padre e figlio, in quel caso un po’ più particolare, più intimo, perché Paolo ne aveva bisogno. Barzeot ha sempre creduto in lui, anche quando c’era la squalifica; mi raccontava che lo chiamò e gli disse “ ragazzo preparati, allenati, perché ti porto in Spagna “.
Voi siete rimasti tutti molto uniti; avete anche una vostra chat su WhatsApp, dove vi parlate, vi mandate messaggi. Bruno, a proposito di Barzeot, la figlia ha detto che si commuove ogni volta che ricorda, quando tu lo hai salutato, chiamandolo papà…
(Bruno Conti): buongiorno a tutti e grazie; per noi Barzeot è stato davvero un padre, ma non solo per me, per tutti. E’ un’emozione per me, credetemi, essere qui oggi, perché a distanza di quarant’anni ricordare questo mondiale è un piacere immenso. Anche Paolo Rossi è sempre con noi. Al di là di questa chat, stiamo rivivendo delle emozioni e io vi posso garantire che non vedo l’ora di poter riguardare quel meraviglioso e particolare periodo, racconto dalla voce di Marco Giallini, che sarà una cosa grande e coinvolgente. Grazie davvero a tutti.
Voi, all’inizio del silenzio stampa, siete stati chiamati l’Armata Brancabarzeot; vi hanno detto di tutto, andando oltre il limite del giudizio tecnico. Perchè c’era tanto livore ?
(Bruno Conti): io posso essere anche di parte, ma quell’anno già erano cominciate le polemiche con Paolo; credetemi, quando ci siamo ritrovati ad Alassio, dopo i primi tre pareggi, hanno continuato a fare di tutto e di più e visto che eravamo e siamo un gruppo veramente unito, abbiamo deciso tutti insieme di fare silenzio stampa. Non c’ era motivo di infierire in quel modo: avevamo il gruppo Juventus, che aveva vinto tutto, Antonioni, Graziani e via dicendo, quindi non ci stavano giudicando come giocatori, ma per altro…è questo che mi ha dato fastidio.
Mario Castagna, tu sei l’artefice che ha realizzato questo documentario, anche se chiamarlo così è riduttivo ed eri un bambino praticamente in quegli anni, come l’hai vissuto, se ne hai qualche ricordo, oppure il film è basato su una ricostruzione fatta poi successivamente?
(Mario Castagna): avevo otto anni e ho un ricordo molto preciso e netto di quel Mondiale. In particolar modo mi viene alla mente una cosa su tutte, cioè ho capito che la gioia può essere esplosiva, coinvolge tutti quanti. Parlavamo fuori, mentre voi guardavate il film, di come anche essere in strada in quei momenti di euforia può essere diverso. In quel mondiale è cambiato qualcosa: la gente scendeva per abbracciarsi e non più per tirarsi le pietre o roba del genere. Questo è un momento da raccontare nel film, un Paese che si stringe intorno a degli Eroi, degli esempi.
Antonio Cabrini, ricordando Paolo Rossi, racconta un momento, con un sorriso: un rigore sbagliato, non fu colpa mia, ma la colpa fu di Paolo, perché lui era il terzo rigorista e io il secondo; mentre stavo per tirare il rigore, mi passa dietro e mi fa:” Te la senti?” Immagina te come vado a tirare io quel rigore lì!
Quando vi siete resi conto di quello che eravate riusciti a fare?
Giancarlo Antognoni: sicuramente dopo la partita con il Brasile abbiamo recepito che c’era la possibilità di vincere il mondiale. Quella partita ci ha cambiato moralmente. Insieme a quella contro l’ Argentina, ci ha fatto ragionare in modo diverso; qualsiasi squadra dopo quelle due era un pochino più facile da affrontare. E’ vero che di facile non c’è niente, ma quella vittoria ci ha dato la possibilità di pensare in modo positivo.
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