Un film per piangere un po’, ma anche per intrattenersi e sorridere, credendo per 104 minuti che la vita non sia solo quello che vediamo, è Il Fantasma e la signora Muir.
Diretto dal leggendario regista e sceneggiatore di origine polacca Joseph Mankiewicz, Il Fantasma e la signora Muir esce nel 1947 e il successo di pubblico è tale che ne scaturirà, nel 1968, una serie televisiva, La signora e il fantasma, trasmessa sulla NBC.
Il film infatti racconta una storia che arriva facilmente al cuore, dolce e struggente, arricchita di sense of humor, che travalica la brutale realtà dei fatti per entrare nel romanticismo più sfrenato e fiabesco. Oltre a questo, i protagonisti sono dotati di un fascino straordinario: Rex Harrison, con la sua figura statuaria e il bel volto burbero è il Capitano di Marina Daniel Gregg, mentre la meravigliosa Gene Tierney interpreta la vedova Lucy Muir, che il capitano, amante dell’esotismo e dell’avventura, rinominerà Lucia.
La vicenda, di per sè, è tutt’altro che rosea. Una donna perde il marito molto presto e si ritrova a vivere con la figlia piccola in casa di una suocera e di una nuora invadenti, piagnucolose e malevole.
Ci troviamo agli inzi del 900 e, con notevole coraggio, la vedova Muir molla tutto e decide di andare ad abitare, insieme alla figlioletta e alla domestica, in una casa sulla riva del mare, tra gli anatemi dei parenti.
L’edificio che immediatamente attira la sua attenzione, sia per l’affitto concorrenziale che per la vicinanza con la spiaggia, sembra sia infestato da uno spettro, ma questo non distoglie la giovane donna dai suoi intenti. La vita non sarà mai tenera con l’ostinata ragazza, al matrimonio poco riuscito seguito dalla vedovanza, si succederanno una catastrofe finanziaria e l’innamoramento per uno scrittore che si rivelerà un poco di buono. La donna crescerà la figlia da sola e trascorrerà tutta la vita nella totale mancanza di affetti, fatta eccezione per la fedele e fin troppo schietta donna di servizio. Una vita tuttavia segnata da una scelta di libertà e di indipendenza.
Se non fosse per l’intervento dello straordinario, del soprannaturale e di un fantastico che va al di là della vita e della morte, la storia raccontata sarebbe una banale e comune vicenda di sfortuna e solitudine.
Quello che il regista insinua nelle nostre coscienze, narrando con naturalezza una storia di fantasmi, è come il sogno sia una concreta parte della nostra vita, la quale può essere resa, a conti fatti, felice, piena e completa da questi due fondamentali elementi: il coraggio di vivere nel modo che si ritiene opportuno e la capacità di accogliere in noi, nonostante le disavventure e le difficoltà, lo straordinario, il magico, il fatato.
Così una comune esistenza si trasforma in una fiaba, coronata da una inaspettata felicità eterna. Il piano di lettura de Il Fantasma e la Signora Muir è duplice, da una lato ci troviamo di fronte a un’ottima commedia commovente e romantica, che piace con facilità; dall’altro a un dramma che rivela il dolore che comporta la vita e la sua miseria, se non è rischiarata dalla forza interiore e dalla fede. E l’amore non è un atto di fede?
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