Disponibile su Prime Video Io sono mia di Sofia, un film italiano del 1978 tratto da Donna in guerra di Dacia Maraini, diretto da Sofia Scandurra, qui al suo esordio registico. Prodotto da Silvio Clementelli e Lù Leone, con la sceneggiatura di Dacia Maraini, Sofia Scandurra e Lù Leone, la fotografia di Nurith Aviv, il montaggio Gabriella Cristiani, le scenografie di Elena Mannini, i costumi di Paola Carloni e le musiche di Giovanna Marini, Io sono mia è interpretato da Stefania Sandrelli, Maria Schneider, Michele Placido, Anton Diffring, Francisco Rabal, Miriam Mahler, Gricha Huber, Anna Henkel, Gisella Burinato, Walter Ricciardi, Rafael Machado.
Trama
Vannina e Giacinto sono una giovane coppia di sposi che vivono il loro rapporto in maniera diseguale; mentre la ragazza è sottomessa al volere del marito Giacinto, egli vede nella sua sposa solo l’oggetto personale della propria soddisfazione sessuale. Durante un periodo di vacanza al mare, i due sposi stringono amicizie diverse che mettono in discussione il loro rapporto. Vannina viene a contatto con una realtà ben diversa quando due donne del posto le aprono gli occhi spingendola a ribellarsi, mentre Giacinto trova in Santino, un pescatore sciupafemmine, un perfetto compagno di avventure extraconiugali. Il rapporto tra Giacinto e Vannina finisce per rompersi definitivamente quando la ragazza fa la conoscenza di Orio, fratello di Santino e di Suna, una ragazza paraplegica; quando Suna e Orio, per motivi diversi, muoiono, Vannina entra in uno stato di crisi poiché vedeva in loro una forza vitale che la sosteneva nella sua emancipazione; infatti quando Vannina apprende le due tristi notizie, abbandona per sempre Giacinto. Giacinto, amareggiato e senza essersi reso conto di quanto le è accaduto, tenta di riportare a sé la consorte contro il suo volere, ma è già troppo tardi, perché Vannina si è rifatta una nuova vita, libera da costrizioni maschiliste.
“Il film, tratto dal romanzo Donna in guerra di Dacia Maraini, anche se nato con intenti certamente più convenzionali, voleva esaurire, in un periodo storico determinato, il 1977, una peculiarità: un collettivo di sole donne per colmare tutti i settori, artistici, tecnici, amministrativi, finanziari del film. E in questo senso si era presentata subito una difficoltà, reperire sul mercato italiano un direttore della fotografia donna. La battagliera produttrice, Lù Leone, che si era davvero prodigata tanto per riuscire a realizzare il film, non si diede per vinta. Noi tutti sapevamo benissimo che nel panorama europeo la figura professionale del direttore della fotografia donna aveva una sua solida realtà. A pensarci bene, il film non è mai stato avulso dal, non diciamo potere maschile, bensì dalla figura maschile, perché il produttore, che in qualche maniera seguiva e copriva la Leone, era Silvio Clementelli, anche se aveva, come pretesto s’intende, utilizzato il nome della moglie Ammamaria. Il nostro potenziale, ancora di solo donne, non copriva affatto le esigenze della banca, che doveva coprire le cambiali anticipate dal noleggio. I nomi degli attori, la Sandrelli, Placido e la Schneider, avevano convinto il noleggio, ma la banca cercava consistenze più solide dalla produzione. A questo punto subentrarono Clementelli e la moglie Annamaria e Goffredo Lombardo della Titanus alla distribuzione. La priorità del film aveva radici soprattutto in famiglia. Donna in guerra è stato il primo regalo autonomo ricevuto da una delle mie tre figlie, una bambina di soli nove anni che lo aveva comperato con i suoi soli risparmi. Il libro poi l’ho trovato assolutamente fantastico, bellissimo da farci un film. Subito quindi lo avevo fortemente ipotizzato nelle immagini, poi il tema centrale del romanzo, il discorso sulla condizione della donna in una cultura ancora fortemente maschilista, era sensibilmente diffuso nel dibattito di quegli anni”.
(Sofia Scandurra)
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