Disponibile su YouTube Metropolis, un film muto del 1927 diretto da Fritz Lang, considerato il suo capolavoro. Lang ambienta il film in un futuro distopico (nel 2026, ossia 100 anni dopo rispetto a quando è stato scritto) in cui le divisioni classiste sembrano accentuarsi. Il film è tra le opere simbolo del cinema espressionista ed è universalmente riconosciuto come modello di gran parte del cinema di fantascienza moderno, avendo ispirato pellicole quali Blade Runner e Guerre stellari. L’ispirazione per Metropolis deriva da un’esperienza personale di Lang. Mentre stava arrivando negli Stati Uniti per la prima di I nibelunghi, il regista rimase colpito e impressionato dalla vista notturna di New York e del suo skyline. La produzione impegnò la troupe per diciannove mesi: trecentodieci giorni di riprese e sessanta notti furono necessarie per produrre 600.000 metri di pellicola. Erich Pommer e la casa di produzione UFA non badarono a spese per la lavorazione, assoldando 36.000 comparse. La sceneggiatura di Metropolis, scritta da Fritz Lang e da sua moglie Thea von Harbou, un’attrice tedesca, deriva da un romanzo scritto dalla Harbou al solo scopo di essere utilizzato per una pellicola, romanzo che uscì in forma seriale sul periodico Das Illustrierte Blatt. Il film è costruito come un’opera lirica ed è diviso in tre parti: il Prologo, che dura per l’intera prima metà del film, un breve Intermezzo e un Furioso, che segna le scene finali. Con Gustav Fröhlich, Brigitte Helm, Rudolf Klein-Rogge, Alfred Abel, Fritz Rasp, Theodor Loos, Erwin Biswanger, Heinrich George.
Trama
XXI secolo. Una metropoli tiranneggiata da Frederson, un uomo che schiavizza gli operai costringendoli a vivere nel sottosuolo. I proletari sono guidati nella riscossa da Maria, di cui si innamora l’ignaro figlio del dittatore. Frederson, per controllare gli operai, fa costruire da uno scienziato un cyborg sosia di Maria.
Potenza visionaria capace di costruire un mondo disumanizzato, schiavo della sua stessa deriva tecnologica: la città è una Torre di Babele che punta vertiginosamente al cielo sotto la quale si consuma la lotta di classe tra padroni e lavoratori; la fabbrica è un Moloch divoratore di uomini; la messianica Maria cela invece, dietro alle sue stesse sembianze, il diabolico inganno del suo doppio automatizzato, che scatenerà la rivolta incontrollata. Alla sua uscita, nella primavera del 1927, Metropolis aggredisce e sconcerta il pubblico dell’epoca. Si trasformerà in un film d’impatto inesauribile sull’intera storia del cinema, capostipite della fantascienza, capace di nutrire ogni nuova visione, fino a Brazil, a Blade Runner, ad Avatar.
Un film avvolto in un immaginario leggendario, figlio di un maestro dell’espressionismo tedesco come Fritz Lang e della scrittrice Thea von Harbou, all’epoca moglie del regista: due anni di lavoro (1925-1926), una produzione faraonica e spese incontrollate, fino alla prima del 10 Gennaio 1927. Da quel momento, Metropolis non è più stato il film che Fritz Lang aveva realizzato. Storpiato e massacrato dalle uscite nelle sale cinematografiche, il Metropolis che ha circolato per i decenni a venire, pur mantenendo “la sua forza emotiva, la sua inedita e sorprendente bellezza” (è Luis Buñuel a parlare), ha fatto emergere elementi inconcludenti, nell’intreccio di una vicenda narrativa assai complessa.
Fantasia distopica su un mondo verticalmente diviso, sopra, l’avveniristica città dell’intelletto e del potere, e sotto, il sottosuolo della forza lavoro, Metropolis è un capolavoro laddove trascende il proprio mai risolto messaggio sociale (rivoluzione o conciliazione?): nella prodigiosa intuizione con cui osserva una città vera, New York, e la ricostruisce come grandiosa icona d’ogni futuro oltreumano. Straordinari effetti speciali, movimenti di masse in rivolta, 300 giorni di riprese, 36.000 comparse, 500 grattacieli di 70 piani, e al centro di tutto l’ambigua Maria, vergine e androide.
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