Disponibile su Prime Video Prima della rivoluzione, un film del 1964 diretto da Bernardo Bertolucci. Il film è stato girato tra Settembre e Novembre del 1963. Le riprese si sono svolte a Parma e nei suoi dintorni, come la scena della camera ottica nella Rocca Sanvitale di Fontanellato. I nomi di battesimo dei protagonisti del film corrispondono a quelli de La Certosa di Parma di Stendhal: il protagonista e voce narrante, Fabrizio come Fabrizio del Dongo, è un giovane marxista di famiglia borghese, amato dalla giovane zia, Gina come Gina Sanseverina, alla fine sposa una ragazza di buona famiglia, Clelia come Clelia Conti. La colonna sonora del film contiene le canzoni Vivere ancora e Ricordati cantate da Gino Paoli, e Avevo 15 anni, cantata da Ennio Ferrari. È stato proiettato in anteprima il 12 maggio 1964 al 17º Festival di Cannes nella Settimana internazionale della critica. Scritto e sceneggiato da Bernardo Bertolucci, con la fotografia di Aldo Scavarda (Vittorio Storaro assistente alla macchina), il montaggio di Roberto Perpignani, le scenografie di Vittorio Cafiero e Angelo Canevari, i costumi di Federico Forquet e le musiche di Gino Paoli, Ennio Morricone e Gato Barbieri, Prima della rivoluzione è interpretato da Adriana Asti, Francesco Barilli, Allen Midgette, Morando Morandini.
Trama
Parma, 1962. Fabrizio, un giovane studente, avverte la difficoltà di poter conciliare l’appartenenza alla borghesia e la militanza nel Partito Comunista Italiano. Resta traumatizzato dalla morte del suo amico Agostino, annegato nel Po. L’arrivo della zia Gina, una giovane ed elegante donna che risiede a Milano, aumenta il suo disorientamento: la zia si innamora di lui e Fabrizio ricambia. La zia tuttavia ritorna a Milano. Fabrizio, conscio della sua debolezza e dell’impossibilità di realizzare le sue aspirazioni personali e politiche, sceglie il rispetto delle convenzioni: rinuncia a Gina e sposa Clelia, una giovane e bella fanciulla di buona famiglia.
“È considerato un pochino il manifesto del cinema giovane. Avevamo anche tutto quello che è il tormento e l’estasi del cinema d’autore, dell’autorialità. […] C’è un’insoddisfazione, un’amarezza che è quella che troveremo poi nei movimenti del Sessantotto”.
(Bernardo Bertolucci)
“Secondo film di Bertolucci e liberissimo adattamento da La certosa di Parma di Stendhal. Tra ricordi personali, citazioni cinefile (celeberrima la frase «Non si può mica vivere senza Rossellini», pronunciata dal co-sceneggiatore e interprete Gianni Amico), suggestioni musicali (la lunga sequenza al Teatro Regio accompagnata dalle note del Macbeth di Verdi) e utopie rivoluzionarie, il regista, all’epoca poco più che ventenne, racconta con passione, delicatezza e partecipazione la dissoluzione di un mondo borghese e provinciale, oltre che le smanie sentimentali e ideologiche di un giovane, emblema di una generazione che rivendica il proprio posto nel mondo, cercando di superare il proprio smarrimento identitario. Un’opera malinconica e amara, dolce e pessimista, un romanzo di formazione consapevole dei limiti dell’epica rivoluzionaria, dei conflitti insanabili tra le illusioni politiche, le ragioni del cuore e gli inevitabili compromessi dell’età adulta. Al netto di qualche didascalismo ideologico, un film struggente e sorprendente per la maturità della messa in scena, impreziosita da un’estetica che guarda allo sperimentalismo europeo senza essere eccessivamente derivativa. Colonna sonora di Ennio Morricone con canzoni di Gino Paoli. Il critico cinematografico Morando Morandini è qui al suo esordio come attore”.
(LongTake)
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