Parlami di Lucy
Regia: Giuseppe Petitto
Genere: drammatico, Italia/Svizzera/Slovenia, 2017 – 84 min.
Interpreti: Antonia Liskova, Michael Neuenschwander, Linda Mastrocola, Mia Skrbinac
Nicole è la madre inquieta di Lucy, una bambina di otto anni solitaria e problematica. Suo marito Roman è un uomo affascinante, reo di aver già messo a repentaglio il loro matrimonio con un tradimento. Oscure presenze si manifestano all’interno e nei dintorni del loro isolato chalet fra le Dolomiti del Trentino.
Ultimo film dello scomparso regista Giuseppe Petitto.
“Parlami di Lucy mette in scena un’ambientazione minimal, una scelta quasi teatrale (o meta-testuale), che supporta l’asciuttezza compositiva, la saturazione della fotografia, e i suoi ritmi chiaroscurali, con il continuo contrasto tra fuori e dentro, tra la magnificenza imperscrutabile di paesaggi naturalistici mozzafiato e le cupe ombre che riempiono gli spazi interni della vita di Nicole. I continui riverberi sensoriali e visivi che il film annoda, tracciano le linee di un interessante e differente approccio al genere drama-thriller nel panorama italiano, che ne riscatta qualche occasionale evanescenza nel racconto.
E il minimalismo del film, visuale e descrittivo, affonda le proprie mani in una struttura narrativa solida che evita brillantemente di soccombere sotto al peso di un plot non troppo originale, districandosi oltre le impressioni hitchcockiane, i rimandi pseudo-gotici a sottotesti cupi e angoscianti, per trovare una propria via sperimentale che trattiene e porta con sé lo sguardo. Una spirale drammaturgica che si avviluppa attorno allo status sensoriale della propria protagonista, diventando epidermico dramma interiore. Condensandosi in una vertigine densa di anelli emotivi, percettivi, tenui e amari. Degna di plauso la prova recitativa di Antonia Liskova, che nel ruolo di Nicole sorregge le dinamiche grafico-espressive dell’intera storia, trasfigurandosi con sorprendente plasticità in un ritratto che scava impietoso entro se stesso, sciogliendosi in attimi di vivido realismo”. (Nicoletta Scatolini per Sentieri Selvaggi)
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