Presentato alla nona edizione del Festival internazionale del film di Roma – sezione Cinema d’oggi – 12 citizens è il primo lungometraggio del pluripremiato regista teatrale cinese Ang Xu, che per affacciarsi nel mondo del cinema decide di esordire con un remake del classico ed inarrivabile La parola ai giurati di Sidney Lumet del 1957.
La trama di 12 citizens è piuttosto semplice e lineare: per studiare il sistema giuridico americano, gli studenti di una facoltà di giurisprudenza cinese chiedono a dodici uomini (scelti tra genitori, fidanzati, inservienti della facoltà) di partecipare ad una simulazione di un processo americano, con il ruolo di giurati.
Il caso che viene esaminato è l’omicidio di un uomo da parte del figlio e l’accusa di colpevolezza del ragazzo, che secondo le prove e le testimonianze presentate non sembra poter esser messa in dubbio, è sostenuta dalla maggioranza dei partecipanti. Quando viene chiesto ai dodici giurati di ritirarsi e formulare un verdetto all’unanimità di colpevolezza o non-colpevolezza, tutti tranne uno votano senza troppi scrupoli la colpevolezza del figlio. Sarà la cautela e la responsabilità morale del giurato numero otto a cambiare lo svolgimento e il risultato della discussione.
La pellicola di Ang Xu mostra sin dall’inizio un limite evidente. Sebbene infatti il regista scelga di seguire fedelmente lo svolgimento della trama di La parola ai giurati, si prende una libertà che fa crollare l’intero clima di drammaticità e tensione che l’originale sommamente comunicava. La scelta di rappresentare il processo e il lavoro della giuria come una semplice simulazione trasmette più l’idea di un esercizio formale di argomentazione che di una sentita e drammatica ricerca della verità da parte dei giurati. Svuotato così di quell’impatto emotivo che il verdetto dei dodici uomini arrabbiati di Lumet necessariamente comportava, in quanto ad essere condannato a morte, o non, era davvero un ragazzo, i giurati di Ang Xu sembrano esser lì per valutare la validità o meno di un sistema giuridico, quello americano, così distante dal loro.
I dodici cittadini di Ang Xu possono permettersi l’errore senza che nessuna vita venga ingiustamente condannata; non bastano gli sforzi del giurato numero otto nel sottolineare che tutti dovrebbero riflettere e giudicare come se il processo fosse reale e come se avessero nelle loro mani la vita del ragazzo.
Lumet probabilmente aspirava a riflettere sui rischi di parzialità e di posizioni pregiudizievoli, all’irresponsabilità di giudizi affrettai in decisioni di importanza vitale; Xu traspone queste posizioni alla Cina moderna senza aggiungere nulla alla produzione americana. D’altronde la sfida che il regista cinese si è prefissato con quest’opera non era facile, ma quando si decide di cimentarsi nel rifacimento di un grande classico sarebbe forse meglio prima assicurarsi di aver qualcosa di nuovo da dire o comunque da rielaborare in una chiave brillante. Xu più che arricchire l’opera di Lumet sembra impoverirla.
Va considerato, tra parentesi, che il regista Ang Xu facilita la visione della sua pellicola con la scelta di un luogo molto più ampio che l’angusta e quasi claustrofobica ambientazione lumettiana che sembra fagocitare sempre più i personaggi con l’aumentare della tensione e dell’opprimente decisone finale.
Non è mai facile giudicare un remake e forse se 12 citizens fosse stata una produzione originale, senza dover superare la prova del confronto con La parola ai giurati, avrebbe ottenuto un riscontro maggiormente positivo.
Scheda film
Titolo: 12 citizens
Regia: Ang Xu
Sceneggiatura: Jinglong Han, Yujiao Li, Ang Xu
Cast: Gang Wang, Tongsheng Han, Bing He, Yongqiang Zhang, Tiezeng Mi
Genere: Drammatico
Durata: 106’
Produzione: Liangwen Li, Luna Wang
Distribuzione: Gang Wang
Nazione: Cina
Uscita: 19/10/2014 (Festival internazionale del film di Roma)
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