Robert Langdon (Tom Hanks) si risveglia ferito e frastornato in un ospedale di Firenze. Il famoso storico non riesce però a ricordare come sia finito lì, accecato da un turbinio di ricordi e di visioni indecifrabili che annebbiano la sua memoria e che continuano a perseguitarlo. Quello che gli si para davanti agli occhi è un vero e proprio Inferno dantesco. Insieme alla dottoressa Sienna Brooks (Felicity Jones), Langdon dovrà venire a capo di un complicatissimo enigma, ma ciò che nasconde rischia di essere ancor più pericoloso di quanto il professore possa immaginare.
Considerato l’enorme successo dei suoi predecessori nonché l’inarrestabile popolarità raggiunta dai bestsellers letterari di Dan Brown era inevitabile che, a distanza di sette anni da Angeli e Demoni, fosse chiesto nuovamente a Ron Howard e Tom Hanks di collaborare all’adattamento di un altro dei romanzi dello scrittore statunitense: Inferno.
Rinnovato dunque il sodalizio fra regia e attore protagonista, a ripetersi è anche l’inevitabile ambientazione nostrana. Il celebre professore e studioso di enigmi viene infatti calato all’interno di un’altra città italiana. Dopo Roma è il turno della magica Firenze, patria di quel Dante che dell’Inferno ha cantato nella sua Divina Commedia e da cui appunto muovono quasi tutti i rompicapi all’interno delle vicende narrate. Eppure, malgrado l’indiscusso potenziale artistico di una città che fa dell’arte l’aspetto più importante della sua magnificenza, è fin da subito evidente come si sia perso il fascino ed il mistero che, in Angeli e Demoni, circondavano la città eterna ed il Vaticano stesso. Ciò è dettato non solo dalla differenza intrinseca presente tra le due città, ma dal fatto stesso che in Inferno si sia scelto di puntare molto meno su quell’aspetto di mistico, misterioso e ignoto su cui tanto forte aveva spinto Howard stesso nel precedente lungometraggio.
Innegabile però come Inferno, prima di essere una produzione filmica votata all’intrattenimento di massa, nasca per essere un viaggio umano all’interno dell’arte e della cultura, componenti che Firenze non si esime dall’offrire. Anche in questo caso però l’aspetto artistico quasi esonda dai suoi argini invadendo e sopprimendo l’intreccio narrativo. Lo spettatore si perde in quella che è una celebrazione dell’Arte, perdendo allo stesso tempo l’orientamento all’interno della pellicola. Poco sfruttati invece i riferimenti danteschi che, prepotentemente proposti nella prima parte del film, finiscono per essere inspiegabilmente abbandonati in seguito.
Inferno si pone dunque come una sorta di dantesco viaggio alla ricerca di ciò che di più dantesco ci possa essere. Se l’Inferno in terra è quello che l’uomo vuole realizzare e a cui la follia umana vuole ambire, si evidenzia però quanto il mondo soffra e, ipoteticamente, possa aver bisogno del suo vero e proprio inferno. Mancano però mordente, ritmo e scorrevolezza ad un film che, necessitando di più tensione e colpi di scena, presta il fianco ad una seconda ora piuttosto banale che scivola lentamente nell’ampio bacino della noia, non di certo aiutata da un finale (fortemente rimaneggiato e “buonisticamente” semplificato rispetto alla versione letteraria) che non offre spunti particolari alla trama. I pochi plot twist sono mal gestiti e prevedibili e finiscono per essere assorbiti dal blando ritmo della pellicola.
Ciò che emerge, infine, dalla collaborazione fra cinema statunitense e Italia è un’imbarazzante accozzaglia di luoghi comuni che il film non lesina nel propinare ad uno spettatore (soprattutto quello nostrano) che non può che avere una duplice reazione: ridere (per l’ennesima volta, ormai) del cliché dedicato all’italiano medio o rimanere basito di fronte a tanta pochezza. Da zingari alla ricerca di soldi facili, ad un orribile product placement passando per allusioni ai più vari difetti degli italiani, il film si perde in se stesso. A poco servono le musiche di Hans Zimmer, mentre peggiorano soltanto le cose un montaggio approssimativo e degli effetti speciali non sempre all’altezza, ulteriori fattori di una produzione capace di mostrare la vera definizione di inferno. Si, cinematografico.
Scheda Film
Titolo: Inferno
Regia: Ron Howard
Sceneggiatura: David Koepp, Dan Brown (soggetto)
Cast: Tom Hanks, Felicity Jones, Omar Sy, Ben Foster, Sidse Babett Knudsen, Irrfan Khan
Genere: Thriller, Giallo
Durata: 121′
Produzione: Imagine Entertainment, Columbia Pictures, LStar Capital
Distribuzione: Warner Bros. Italia
Nazione: USA, Italia
Uscita: 13/10/16
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