Questa settimana il critico cinematografico Roberto Lasagna propone, come ogni settimana, tre film da vedere nel fine settimana. Bene ma non benissimo è una commedia italiana interpretata da giovanissimi bullizzata dai compagni di scuola perché “cicciona”. Noi è un racconto horror americano che scorre talvolta con toni da commedia, mentre l’ultimo, Butterfly, è un documentario italiano dedicato all’atleta Irma Testa.
Bene ma non benissimo
Genere: Commedia. Regia: Francesco Mandelli. Interpreti: Francesca Giordano, Yan Schevschenko, Euridice Axen, Gioele Dix. Durata: 90’.
Il sorriso e un naturale buon umore sono le “armi” con cui affronta la vita Candida, quindicenne dallo zaino rosa che vive a Terrasini, nel palermitano, assieme al padre Salvo, salumiere. Quando la salumeria viene assorbita da un supermercato che non intende assumere cinquantenni, padre e figlia decidono di lasciare il paese in cui morì la madre di Candida e di partire per Torino dove lo zio Vito trova per Salvo un incarico presso una pizzeria e un alloggio nel magazzino del ristorante. Torino – con i Murazzi, Superga, il Museo egizio – è il luogo che accoglie la generosa ragazzina, la quale stringe amicizia con Jacopo, un ragazzo appassionato di civiltà egizia che, diversamente da Candida, non sa difendersi dai bulli della scuola pronti a deriderlo per il suo orologio di marca e la passione per i geroglifici. Interpretato con freschezza, il film porta in scena un esito favolistico in un contesto di precarietà ed è la prima regia di Francesco Mandelli che si rivolge agli adolescenti per parlare della violenza in cui siamo sommersi – a cominciare da quella dettata dall’economia sino alla violenza emotiva operata da Instagram e Facebook che possono diventare strumento di umiliazioni per i giovani. L’amicizia tra Candida e Jacopo fa da schermo alla violenza, mentre la relazione più intensa è tra padre e figlia. Salvo dice a Candida: “E’ col sorriso che fotti la vita”. Senza sarcasmo, ma con empatico realismo, succede proprio così. Elogio della positività, ritratto di una ragazzina che il padre chiama “diversamente magra” e i compagni “cicciona”, il film racconta una relazione, quella tra generazioni, alla ricerca di fiducia. E un’amicizia, quella tra Jacopo e Candida, condivisione di emozioni salva-vita.
Per chi confida che al bullismo e ai social sia possibile sopravvivere
Noi
Genere: Horror. Regia: Jordan Peele. Interpreti: Lupita Nyong’o, Winston Duke , Elisabeth Moss, Tim Heidecker, Yahya Abdul-Mateen II. Durata: 116’.
Film sul doppio, nelle sue varie declinazioni, Noi accompagna Adelaide dalla più tenera età sino ai giorni nostri, quando, trascorso molto tempo da un antico trauma, la donna ha messo famiglia e si confronta con i doppi che vengono anche dal contesto familiare. Realizzato dal regista del celebrato Get out, Noi, più del precedente exploit del suo autore, appare allegorico e ambizioso, con momenti di creatività scenografica allusivi, tra cui il balletto con musica classica (lo “Schiaccianoci”) per rappresentare, in un momento di corpo a corpo, anche il confronto tra benessere e povertà. Il regista, che aveva messo al centro di Get out l’esperienza di essere neri negli negli USA, qui ci presenta un contesto stratificato e complesso. Un’attenzione tutta particolare è riservata ai dettagli, a personaggi come l’assistente domestica Ophelia che appare come una versione iper-moderna della Mammi di Via col vento, alle scenografie che gettano più di uno sguardo alla composizione dei centri commerciali nord coreani in stile anni Ottanta a cui il film si richiama per l’estetica e il biancore neutro delle piastrelle e di un contesto disumanizzante. Comfort e agiatezza contro povertà, sono solo le situazioni più riconoscibili di un racconto horror che scorre talvolta con toni da commedia, dove l’accusa al contesto borghese, all’egoismo sterile, è ribadita dalle citazioni e dalla colonna sonora, per accompagnare sequenze lucidamente suggestive. Un horror sulle disparità che vede il riemergere dei movimenti black e femministi americani nel tentativo di riprendere la tradizione allegorica che fu di Romero, Siegel e Carpenter.
Per gli amanti dell’horror sovversivo
Butterfly
Genere: Documentario. Regia: Alessandro Cassigoli, Casey Kauffman. Interpreti: Irma Testa, Lucio Zurlo, Emanuele Renzini, Ugo Tesca. Durata: 80’.
Tra intrattenimento e ricerca di autenticità Alessandro Cassigoli e Casey Kauffman riprendono la vita di Irma Testa, diciottenne di Torre Annunziata e prima pugile italiana a prendere parte alle Olimpiadi, in un film la cui narrazione è costruita come una finzione vistosamente interessata più agli aspetti della vita dell’adolescente che alle esibizioni della sportiva. Sul ring di Rio 2016, Irma ha fatto sacrifici enormi e ha conosciuto la disillusione al momento dell’eliminazione ai quarti di finale della competizione. Butterfly racconta la pressione che la ragazza ha dovuto subire, ma anche il ritorno della tranquillità, in un cinema del reale che è diventato un genere a sé, tanto indefinito appare il confine tra le situazioni ricreate nel segno della finzione e quelle carpite dalla realtà. Immagini che si modulano lungo una dimensione intima, alle spalle dei trionfi e degli insuccessi della competizione, per raccontare il rapporto di Irma con i familiari e le amiche, con l’allenatore Lucio che assume un ruolo paterno. Un viaggio, ibrido e delicato, nei sentimenti di una giovane considerata la pugile under 20 più forte del mondo le cui paure, debolezze e rimpianti insegnano come dopo una sconfitta bisogna trovare il coraggio e la forza di rialzarsi.
I sentimenti di una ragazza che ha vinto ugualmente la sua medaglia d’oro
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