C’è voluto un grande coraggio, tutto il coraggio che l’attore Luca Marinelli ha sempre dimostrato nelle scelte artistiche della sua carriera, per dichiarare a piena voce, al momento di ricevere la Coppa Volpi alla 76ª Mostra del Cinema di Venezia, il suo ringraziamento a chi salva vite in mare.
Il pericolo di alienarsi le simpatie di una parte di pubblico non ha fermato le sue parole convinte e accolorate e, come c’era da aspettarsi, subito sono arrivate le reazioni sdegnate di chi, sulla questione degli sbarchi in Italia, è di parere ben diverso.
Tra queste spicca il perentorio comunicato diffuso dal Codacons: “La Coppa Volpi come miglior attore a Luca Marinelli – recita gelida la nota – rappresenta una delle pagine più imbarazzanti della storia del cinema italiano”. E ancora: “In questa edizione, anche dopo la chiusura della Mostra, continuano ad arrivare al sito del Codacons messaggi di protesta perché, in modo del tutto imprevedibile, il premio come miglior attore non è andato alla splendida interpretazione di Joaquin Phoenix per il suo ruolo in Jocker (sic!) (a detta di tutti, pubblico e critica, miglior interprete tra i film in gara)“.
Opinione che invece non risulta affatto condivisa dai giurati e dai critici. Anzi, tra questi ultimi molti hanno visto di malocchio l’inserimento di un film non festivaliero come Joker, che tradisce lo spirito della manifestazione lagunare, tra le opere in concorso. Sicuramente il film americano lo rivedremo agli Oscar, ma la Mostra di Venezia è sempre stata un’altra cosa.
Il Codacons invece critica duramente Marinelli, che si sarebbe “abbandonato ad un pistolotto politico sulla questione dei migranti“, e propone addirittura di consegnare alla prima occasione utile un riconoscimento di scuse a Joaquin Phoenix a nome di tutti i “veri italiani appassionati di cinema“.
Marinelli, che ha vinto la Coppa Volpi come Miglior Attore, dopo aver ringraziato il regista di Martin Eden, Pietro Marcello e molti altri collaboratori, ha parlato con profondo affetto della moglie Alissa Jung e dei figli.
I due hanno legalizzato in primavera la loro lunga storia d’amore, iniziata nel 2011 sul set della fiction televisiva Maria di Nazareth, in cui la Jung e Marinelli interpretavano Maria e Giuseppe. La coppia risede a Berlino con i figli che l’attrice tedesca ha avuto dal precedente matrimonio.
Poi il discorso di ringraziamento dell’attore romano è divenuto meno personale: “Dico grazie a un uomo di nome Jack London che ha creato questo personaggio meraviglioso, un marinaio che cercava la verità”. E alzando la voce per coprire gli applausi: “Per questo vorrei dedicare questo premio a tutte le persone splendide che sono in mare a salvare altri esseri umani che fuggono da situazioni inimmaginabili. E grazie anche per evitarci di fare una figura pessima con noi stessi e con il prossimo. Viva l’umanità e viva l’amore”.
Insomma, l’accusa a Marinelli sarebbe quella di aver politicizzato il festival del Lido, senza tenere conto che le sue affermazioni andavano semplicemente in una direzione umanitaria, quella che da anni lui e la moglie svolgono attivamente nei Paesi più poveri con la loro associazione benefica PenPaperPeace.
Sui social continuano ad apparire commenti irrisori e che mettono in ridicolo le parole dell’attore (qui a sinistra una delle immagini circolate su facebook). Un esempio di incattivito commento social: Grazie #LucaMarinelli, grazie per l’endorsement a favore degli #ScafistiONG! Ma chi sei? Dovevi ringraziare gli sponsor! Ora #Soros ci rimane male!#Desirée e #Pamela ringraziano! #Complici. E altri ancora. C’è chi tira in ballo anche i terremotati: “Cari attoroni buonisti in cerca di popolarità ma ricordare i terremotati italiani nei vostri discorsi vi fa così schifo?”. Ci sono anche i siti online che sparano titoli del tipo “Luca Marinelli dedica premio ai vicescafisti”.
Politicizzato e schierato sembra invece chi ha avuto una reazione così irritata e aggressiva di fronte alle parole di uno splendido attore che, come da anni succede a tutti i festival e agli Oscar, dedica la sua vittoria a una causa. Marlon Brando docet, quando nel 1973 inviò una nativa americana a ritirare l’ambita statuetta e, gioco forza, si parlò di un atto politico. E tanti altri lo seguirono. Con il solito strascico di polemiche.
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