Robin Williams in Vita da camper: a sei anni dalla scomparsa dell’attore, il film di Barry Sonnenfeld su Paramount Channel martedì 11 agosto alle 21,10. A seguire, Due padri di troppo, con Williams a fianco di Billy Crystal.
Una lettura diffusa della carriera cinematografica di Williams sottolinea come l’attore, star di prima grandezza negli Anni Ottanta e Novanta, dalla fine del secondo decennio viva un lento declino che culminerà con la scelta masochistica di trasformarsi in un villain, perdendo in parte quell’adesione del pubblico affezionato, non sempre disposto a gradire la trasformazione, mentre l’attore non disdegnerà di ritrovare l’antico appeal in personaggi da family-movie. Non crediamo di sbagliare affermando che in realtà Williams è sempre stato tentato da ruoli fuori dagli schemi, in cui poter mettere continuamente alla prova la tenuta del suo personaggio, ma tanto nei ruoli drammatici come in quelli più divertenti sarebbe affiorato, seppure con toni e occasioni differenti, il suo personaggio, la maschera di Robin Williams, amico-confidente-paterno/soccorritore-mentore rassicurante. Una maschera evidentemente sua, espressione di tratti di verità collaudati in tanti anni di cinema, con la conseguenza che quando questa stessa maschera si trova declinata in misura più matura con l’ombra del personaggio, sprigiona situazioni artisticamente propizie, occasioni per ruoli ambiguamente interessanti, come quelli de Il miglior papa’ del mondo (2009) o del rivelativo Boulevard, sprazzo di maturazione disarmante. La vulgata che vuole Williams alla disperata ricerca del successo dei tempi d’oro inoltre, troppe volte getta polvere su piccoli film che, rivisti oggi, non ci sembrano sempre così sbagliati: è questo il caso di Vita da camper (2006).
Additato come una commedia fastidiosamente prevedibile, in realtà almeno a tratti spassoso family movie in cui Williams, nei panni di Bob Munro, abilissimo venditore sempre impegnato nel lavoro, vorrebbe conciliarsi con la moglie e i figli che si sentono trascurati, organizzando con loro una rilassante vacanza sulle spiagge delle Hawaii, allorquando le sue buone intenzioni si scontrano con l’improvvisa ed improcrastinabile richiesta del suo capo che gli impone un cambio di programma: invece delle Hawaii, Bob porterà la sua famiglia, dapprima contrariata, in un viaggio in camper destinato a diventare fonte di avventure senza tregua. Williams, disposto a guidare giorno e notte, a cucinare, ad assolvere il ruolo di indaffaratissimo autista e persino di ciclista per tenere il passo con l’appuntamento richiesto, è il motore di un film scanzonato e liberatorio. In esso l’indaffarato performer reca la sublimazione dell’individuo immerso in una condotta di impegni paradossali, dove – come dice Bob espressamente ai familiari – non può rinunciare agli impegni di lavoro assillato dal dover garantire il tenore promesso alla sua famiglia, cioè una casa e lo studio per i figli. Poi però l’avventura insieme porterà tutti in alto (anche tra le vette delle montagne), verso una ritrova socialità, nel segno di un family movie pronto a lasciar sgorgare buoni propositi di convivialità e condivisione anche grazie all’incontro con la famiglia Gornike capitanata da Jeff Daniels, dapprima rifuggita dai Munro in tutti i modi, poi fondamentale per il buon esito della vicenda.
Storiella vecchio stile, vero tour on the road tra gli optional del camper difficile da guidare e bollato come “grande cacca” (e non a caso) dai figli di Bob, Vita da camper è un film commerciale in cui Williams difende l’uomo onesto che combatte per la sua famiglia, ma alla fine proprio la sua famiglia, e l’esperienza sul camper, si stagliano come emblemi della condizione ecologista piuttosto che del business senza scrupoli. Non è un caso che Bob presenti il figlio Carl ai Gornike ricordando loro che si chiama proprio come Carl Marx, filosofo che esercitò un peso decisivo sulla nascita delle ideologie socialiste e comuniste: nota singolare di un film diretto con ritmo baldanzoso da Barry Sonnenfeld (regista che esordì curando la fotografia dei primi film dei Coen, poi artefice di grandi successi al box office tra cui La famiglia Addams del 1991 e Men in Black del 1997). Certo, il racconto di Sonnenfeld ha anche bisogno di un po’ di tempo per sollevarsi, tra gag inizialmente un po’ forzate, ma lentamente Vita da camper acquista in simpatia e Williams offre il meglio come mattatore incontenibile. Sarà proprio il confronto con l’altro capofamiglia, interpretato dal macho da buon cuore Jeff Daniels, a permettere all’infelice uomo di città Bob Munro di ritrovarsi assieme all’affetto della famiglia che lo abbraccia in un happy end culminante in musica durante i titoli di coda.
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