Il dottor T e le donne
Regia: Robert Altman; Commedia/Romantico; USA, 2000.
Interpreti: Richard Gere, Laura Dern, Helen Hunt, Farrah Fawcett, Shelley Long
Ore 22,50 Paramount Network, Canale 27; durata: 118’
Diversamente da quanto è stato talvolta scritto, Il dottor T e le donne è una commedia sottile pervasa da una sconcertante atmosfera di disfatta, una pellicola intelligente che appare in parte deturpata nell’infelice edizione italiana (un film che sarebbe da vedere rigorosamente in lingua originale). Lo studio del ginecologo è il set di un confronto mentale e pulsionale a cui il cortese specialista interpretato da Richard Gere pare continuamente sottoposto. In lui percepiamo un’individualità talmente compromessa con la tempesta (non soltanto ormonale) delle consuetudini che caratterizzano la sua classe sociale, da apparirci come un esemplare ritratto di incoscienza e stupidità bonaria. Non che dottor T sia un meschino, tuttavia, le sue premure nei confronti delle molte pazienti, così come il suo tono compassato e laconico, rendono conto di un atavico conservatorismo celato dieto i tratti di generosità e comprensione. Il clamoroso finale del film, d’altro canto, nel momento in cui dottor T si ritrova in mezzo ad una tromba d’aria che fa eco a quella ai danni delle buone consuetudini (la figlia lesbica ha appena lasciato il promesso sposo in favore della damigella), rende conto di un “happy end” paradossale, ovvero di un falso lieto fine. Sconvolto da una moglie-narcisa rinchiusa in clinica a causa di quello che lo psichiatra diagnostica sbrigativamente come un fantomatico “complesso di Hestia” (Altman definisce sarcasticamente una nuova malattia che colpisce chi ha ricevuto “troppo amore”, in realtà non avendone ricevuto di vero, tra agiatezza e apatia), spiazzato dall’amante Helen Hunt che si comporta come l’anti-Julia Roberts e non crede nel romanticismo, dottor T viene risucchiato da una metaforica tromba d’aria a cui sembrerà sopravvivere risorgendo in un enigmatico villaggio messicano dove sarà richiesto ancora una volta il suo intervento professionale: alla fine egli accoglierà nelle sue mani il maschietto di una partoriente, e potrà tirare un sorriso di sollievo nel trionfo di una mentalità arcaica che Altman si diverte a dileggiare, nonostante il momento sia stato accolto come un finale conciliante dalla critica meno avveduta.
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