L’armata Brancaleone
Regia: Mario Monicelli; commedia, Italia 1966
Interpreti: Vittorio Gassman, Gian Maria Volonté, Carlo Pisacane, Catherine Spaak, Folco Lulli, Barbara Steele, Enrico Maria Salerno, Ugo Fangareggi, Pippo Starnazza
Ore 21.10, Rai Movie, canale 24; durata: 120′
A dieci anni esatti dalla scomparsa di Mario Monicelli, Rai Movie rende omaggio al grande regista riproponendo uno dei suoi film più celebri, L’armata Brancaleone, una commedia in costume ricalcata per certi versi sullo schema de I soliti ignoti, ch’ebbe un impatto culturale notevole, tanto che l’espressione “armata Brancaleone” è diventata di uso comune nella lingua italiana per indicare un gruppo raccogliticcio e sgangherato di personaggi variopinti e un po’ cialtroni che si mettono insieme per un improbabile scopo. Proprio come i protagonisti del film, capitanati da un Vittorio Gassman in stato di grazia nel ruolo di Brancaleone da Norcia, rampollo di una famiglia nobile decaduta, che nell’undicesimo secolo accetta di capeggiare un’avventurosa spedizione alla testa di una accozzaglia di miserabili, con destinazione il feudo di Aurocastro in Puglia. Notevole il cast: Gian Maria Volonté interpreta il principe bizantino Teofilatto, Catherine Spaak è la bella Matelda, Enrico Maria Salerno è il monaco Zenone (ispirato al personaggio storico di Pietro l’Eremita) e l’attrice inglese Barbara Steele è Teodora, zia di Teofilatto.
Rivisitazione in chiave nazional-popolare e buffonesca della storia del Medioevo, L’armata Brancaleone fu campione di incassi, accolto molto bene da gran parte della critica e ricordato soprattutto per la divertente trovata di un linguaggio arcaico tutto inventato, con espressioni assurde che mescolavano il latino, il volgare e i dialetti.
Rievocando il lavoro di stesura della sceneggiatura insieme ad Age e Scarpelli, il regista disse in un’intervista: “Noi avevamo in mente di raccontare l’Italia dell’anno Mille, selvaggia, brutale, ignorante, insensata, incolta. Però avventurosa, varia e generosa. Quell’Italia che poi andava a fare le crociate nel Medioriente dove c’era la vera cultura”. E così nacque questo film, cucito addosso a Gassman, perché come ricordava ancora Monicelli, “Brancaleone gli somigliava molto: sbruffone, gigione, spavaldo. In fondo con quel personaggio prendeva in giro se stesso”.
Meno entusiasta Catherine Spaak, che di recente ha parlato di quell’esperienza come di un incubo: “Sul set eravamo poche donne, per il resto erano solo uomini e tutti attori importanti. Non parlavo ancora bene l’italiano e quando arrivavo sul luogo delle riprese mi prendevano in giro e mi apostrofavano in maniera pesante. Facevano di tutto per mettermi in imbarazzo e mi sentivo fuori luogo, angosciata”.(https://movieplayer.it/news/catherine-spaak-larmata-brancaleone-vittorio-gassman-molestie_65035/)
Vincitore di tre Nastri d’Argento.
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