Poltergeist. Demoniache presenze
Regia: Tobe Hooper; Horror, USA 1982
Interpreti: Craig T. Nelson, JoBeth Williams, Heather O’Rourke, Dominique Dunne
Ore 00:50 RAI 4, Canale 21; durata: 113’
Soltanto ai bambini è concesso di comunicare con la presenza “estranea”, con la demoniaca presenza, con il fantasma o l’extra-terrestre. Un elemento che accomuna il regista Tobe Hopper al produttore Steven Spielberg, all’epoca impegnato nella realizzazione di E.T.
La bambina di Poltergeist può parlare con la televisione, può farsi delle domande, ma soprattutto può ascoltare. Il suo sorriso è quello di chi non coglie semplicemente la condizione del dramma in un avvenimento anche tragico, ma è proprio di chi sa andare oltre, con quel candore che permette di vedere le cose con stupore. I personaggi che la piccola Carol dice di vedere attraverso il televisore sembrano somigliarle, mentre la televisione è il più accessibile e diabolico medium con cui il bambino entra in contatto, sognando anche di entrare dentro i confini virtuali del piccolo schermo.
Un brutto giorno i familiari non troveranno più la piccola Carol, inghiottita dalle demoniache presenze del video. Nel film la famiglia verrà svilita e messa alle corde, ma siamo di fronte a un discorso tutto sommato generico, non ancora vicino ai toni della feroce critica della società reaganiana che Hooper realizzerà compiutamente nel 1987 con Non aprite quella porta 2. Qui i toni sono decisamente più spielberghiani: i personaggi paiono più simpatici rispetto alle abituali sinistre figure che hanno ruoli di comprimari nei film di Hooper, e ciò lo si deve anche al contributo del produttore in fase di sceneggiatura, sviluppata, almeno in questo senso, con toni più “morbidi” rispetto all’ideale denuncia hooperiana.
D’altronde, la famiglia ha un ruolo davvero particolare nel cinema di Spielberg, e in Poltergeist se ne offre un quadro immediato e scomposto. Qui, per una volta, si avverte un clima casalingo davvero tradizionale, intimo e realista (di un realismo irreale, avrebbe potuto dire Cocteau).
Immersione visionaria e cinematograficamente travolgente nel mondo altro dietro lo specchio, l’universo portato in scena da Tobe Hopper è scompaginato da sussulti e brividi come scosse telluriche di una situazione straordinaria memore del miglior cinema fantastico (e della più pura tensione hitchcockiana).
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