Alcuni dei film più significativi del grande cineasta Andrej Tarkovskij sono disponibili su YouTube, grazie alla Mosfilm, la più antica casa cinematografica russa, che ha prodotto i suoi lungometraggi a partire dal 1962 fino al 1979 che segna l’uscita di Stalker, ultimo film in patria. Poi Tarkovskij lascerà la Russia e realizzerà altri due film Nostalghia (1983) e Sacrificio (Offret, 1986). Si tratta di versioni restaurate, visibili in alta definizione, HD 1080p. Per quanto riguarda i sottotitoli, pur essendo presenti mediamente ben 10 lingue, solo in un caso manca l’italiano (L’infanzia di Ivan). Presenti comunque per tutte le opere i più accessibili in lingua inglese o francese. I film nello specifico sono: L’infanzia di Ivan (Ivanovo detstvo, 1962), Andrej Rublëv (1966), Solaris (Soljaris, 1972), Lo specchio (Zerkalo, 1975), Stalker (1979).
L’infanzia di Ivan (in russo Иваново детство?, Ivanovo detstvo) è un film del 1962 diretto da Andrej Tarkovskij. La pellicola è tratta dal racconto Ivan di Vladimir Bogomolov, ed è stata insignita del Leone d’oro al miglior film al Festival di Venezia, ex aequo con Cronaca familiare di Valerio Zurlini. In Unione Sovietica gli spettatori furono 16,7 milioni, il pubblico più vasto fatto registrare da un film di Andrej Tarkovskij.
Trama
Quattro sogni, brevi e intensi, punteggiano la narrazione di una realtà di guerra. Da un lato la vitalità, l’acqua fresca, la campagna, i boschi, la madre, gli amichetti; dall’altra la palude immobile, i soldati, i bombardamenti, le imboscate. Il protagonista è sempre Ivan, il ragazzo che ha perso la famiglia e gli affetti più cari e che ora aiuta i compagni russi al fronte. Egli sa muoversi all’interno della palude meglio di qualsiasi altro soldato: proprio per questo il capitano Cholin gli ha affidato il rischioso ruolo di esploratore. La deviazione durante una missione solitaria porta però Ivan nel reparto del tenente Gal’cev. I sospetti di quest’ultimo, che, non conoscendo il ragazzo, lo crede una spia nemica, vengono fugati dal tenente colonnello Grjaznov. Ed è lo stesso Grjaznov che, comprendendo che la guerra non è l’ambiente adatto per un ragazzo, vuole spedire Ivan alla scuola di addestramento. Il protagonista tenta la fuga, ma viene ben presto ripreso e allontanato. In sua assenza, la vita al campo prosegue: Cholin corteggia la bella infermiere-capo Masha e prepara una nuova operazione. Bisogna recuperare il cadavere di due soldati russi esposti provocatoriamente dai tedeschi sulla riva opposta. Ivan viene coinvolto un’ultima volta, assieme a Cholin e Gal’cev. Giunto nel mezzo della palude, il ragazzo si separa dai due compagni e prosegue da solo. Cade la prima neve. Terminata la guerra, tra festeggiamenti e orrori (un cineoperatore riprende i corpi di Goebbels e dei suoi familiari), Gal’cev scopre un dossier che certifica l’uccisione del piccolo Ivan.
Andrej Rublëv (in russo Андрей Рублёв?, Andrej Rublëv o Rublev (pronuncia “Rubliòf”) è un film del 1966 scritto e diretto da Andrej Tarkovskij, presentato fuori concorso al Festival di Cannes 1969. Il film rilegge la storia della Russia del XV secolo attraverso le gesta del pittore di icone Andrej Rublëv. Il film è una parabola sul senso dell’arte che vince sulla politica sanguinaria degli uomini. Le controversie tra le richieste della censura e la volontà del regista ne ritardarono l’uscita su ampia scala al 1971. È considerato uno dei migliori film del regista e uno dei migliori della storia del cinema.
Trama
Biografia del più grande pittore di icone russo: Andrej Rublev (1360-1430).
Nella “indivisibile santità di un uomo volato via attraverso il cielo”, nella sofferta verità del popolo testimoniata da un buffone, attraverso la tentazione di una festa pagana e la confessione di una fede vissuta come legalismo persecutorio, nella rappresentazione della passione di Gesù Cristo e nella meditazione sul Giudizio Universale, in mezzo alle invidie, alle violenze, ai tradimenti perpetrati da religiosi, principi, tartari invasori, e da lui stesso con l’uccisione di un nemico, Andrej Rublev ritrova la vocazione alla pittura nella vicenda del piccolo Boriska che riesce a fondere e a far suonare la campana. Gli otto episodi del film nelle peripezie del monaco pittore di icone delineano il dramma di ogni vocazione artistica, dall’impeto ingenuo della giovinezza fino all’intima, gloriosa misericordia della maturità.
Solaris (in russo Солярис?, Soljaris) è un film del 1972 diretto da Andrej Tarkovskij, tratto dall’omonimo romanzo del 1961 dell’autore polacco Stanisław Lem. Presentato in concorso al 25º Festival di Cannes, ha vinto il Grand Prix Speciale della Giuria. Nel 1968 la tv sovietica aveva prodotto lo sceneggiato Solaris, in due puntate, dei registi Boris Nirenburg e Lidija Isimbaeva. Alcuni tratti estetici dei personaggi dello sceneggiato televisivo vengono ripresi da Tarkovskij nel suo film.
Trama
Qualcosa da tempo non va sulla stazione scientifica orbitante attorno al pianeta Solaris: dei tre scienziati che vi lavorano, uno si è suicidato e gli altri due danno segni di squilibrio mentale. A indagare su quanto sta accadendo, viene inviato il dottor Kris Kalvin, uno psicologo di noto valore. Lo studioso scopre che Solaris è un pianeta magmatico e vivente che è in grado di materializzare i sogni e i ricordi degli uomini. Questa proiezione delle coscienze è all’origine del dramma degli astronauti ed anche lo psicologo cade vittima del meccanismo che comprometterà la sua missione.
Lo specchio (in russo Зе́ркало?, Zerkalo) è un film del 1975 diretto da Andrej Tarkovskij. La struttura del film è discontinua e non cronologica, senza una trama convenzionale, e combina incidenti, sogni, ricordi e filmati di cinegiornali. Il film passa fra tre diversi archi temporali: l’anteguerra (1935), la guerra (anni ’40) e il dopoguerra (anni ’60 o ’70). Il film si ispira molto all’infanzia di Tarkovskij, e ricordi come l’evacuazione da Mosca verso la campagna durante la guerra, un padre ritirato e sua madre, che lavorava come correttrice di bozze in una tipografia, hanno un ruolo importante.
Trama
Aleksej, il protagonista del film, è costretto a letto da un misterioso male. Ha così modo di ripercorrere con la memoria episodi della propria infanzia e della propria adolescenza, alcuni realmente accaduti altri soltanto immaginati: le estati nella casa di campagna, quando il padre aveva ormai abbandonato la sua famiglia e la madre sperava invano in un suo ritorno; l’incendio del fienile; il lavoro della madre nella tipografia; la guerra; la scoperta dell’arte di Leonardo da Vinci e del primo amore, quello verso una ragazzina dai capelli rossi; le esercitazioni al poligono di tiro; le liti con la sorellina; il momentaneo ritorno del padre; la visita della madre ad una ricca signora per scambiare alcuni gioielli con un po’ di cibo. Gli episodi, alcuni dei quali ospitano poesie di Arsenij Tarkovskij, il padre del regista, sono frammezzati da due colloqui di Aleksej con Natalja, l’ex moglie da cui l’uomo ha avuto il figlio Ignat, e da alcuni brevi filmati di repertorio. Vediamo così immagini della seconda guerra mondiale (festeggiamenti e distruzioni), l’eroismo dei soldati russi, il fanatismo dei seguaci di Mao. Il “viaggio nella memoria” approda ad un’impossibile fusione: Aleksej (di cui finalmente intravediamo il corpo), visitato da un medico, torna ad immaginarsi bambino; lo vediamo accompagnare, assieme alla sorellina, la madre, anziana com’è oggi, lungo il bosco d’infanzia.
Stalker (in russo Сталкер?) è un film di fantascienza del 1979 diretto da Andrej Tarkovskij, liberamente tratto dal romanzo Picnic sul ciglio della strada (1972) dei fratelli Arkadij e Boris Strugackij. Come già per Solaris, la pellicola rappresenta una personale interpretazione di Tarkovskij dello scritto originale. Pur essendo la trama ascrivibile al genere fantascientifico, la sua struttura narrativa, così come le tematiche affrontate, appartengono al cinema d’autore. Il lento e profondo viaggio catartico compiuto all’interno della cosiddetta “Zona”, dove le tre diverse concezioni della vita dei protagonisti si scontrano e si mettono in discussione, trascende i dettami del film di genere. La pellicola venne girata fra Dolgopa (Russia), Tallinn (Estonia) ed Isfara (Tagikistan) e fu presentata al Festival cinematografico internazionale di Mosca nell’agosto del 1979 ed al Festival di Cannes, in Francia, il 13 maggio 1980, mentre uscì nelle sale italiane nella primavera 1981.
Trama
Ambiziosa, raffinata, stimolante allegoria di Tarkovski sulla sete di conoscenza e la paura della stessa. Lo Stalker è una specie di guida che, dietro compenso, porta le persone dentro i confini di una zona proibita, presidiata dai soldati. La ragione ufficiale è che il luogo è stato contaminato dalla caduta di un meteorite. Ma una leggenda popolare vuole che all’interno della zona ci sia una “stanza” dove ogni conoscenza e ogni desiderio vengono soddisfatti. Lo Stalker porta uno scrittore e uno scienziato alle soglie della “stanza”, dove però i due non osano entrare.
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