Breezy (id., 1973), terza regia di Clint Eastwood, è una gemma di garbo e spontaneità che porta alla luce un autore attento ai sentimenti, il quale sin dai primi anni Settanta ha in mente quanto possa essere stimolante scoprire la sintonia emotiva con una persona che ti piace, il miracolo della passione che supera le distanze e permette di scoprirsi vivi. Il film, realizzato negli anni dell’affermazione cinematografica dell’ispettore Harry Callaghan, mette a nudo Eastwood e il suo sguardo disincantato sulle relazioni, il bisogno di parlare del nostro mondo interiore che le strade e i crocevia mettono alla prova. Breezy esce nelle sale a New York nel novembre del 1973 incontrando uno scarsissimo successo commerciale; viene in parte rimontato e riproposto nelle sale dello Utah nel luglio del 1974 e riceve pareri più incoraggianti, così che la Universal si decide a ridistribuirlo in altri stati americani e in Canada, riuscendo alla fine a recuperare i costi di produzione di un film peraltro già a basso costo.
Con Breezy diventa evidente il grande amore di Eastwood per il cinema e la regia, che all’uscita del film non vengono riconosciuti e tanto meno dalle recensioni che si soffermano sulle supposte ingenuità della trama quando non sulla presenza di un erotismo “troppo educato”. Non solo romanticismo, ma sincera attenzione per le relazioni traspaiono in molto cinema di Eastwood e un film come Breezy risuona come un manifesto rivelativo delle attenzioni dell’attore-cineasta, in grado di valorizzare espressioni di grande sincerità nel ritrarre il sentimento che prende vita tra il maturo Frank Harmon (William Holden) ed Edith Alicia Breezeman detta “Breezy” (Key Lenz) che fa l’autostop. Lui la prende a bordo e Breezy si innamora subito di lui, che dopo un po’ cede. Eastwoood, con grande garbo e sentita passione riesce a definire un rapporto a due che indica un senso alle relazioni amorose: il rimettersi in gioco, dando spazio e valore ai sentimenti e alle emozioni.
Frank, uomo divorziato e di mezz’età, impegnato in un’agenzia immobiliare, vede la sua vita cambiare radicalmente quando un giorno decide di far salire sulla sua auto e nella sua storia la giovane Edith, stravagante e anticonformista, che accoglie e ospita a casa sua, mentre lei si sentirà molto bene con lui e gli confiderà di provare qualcosa di bello per l’uomo. Riluttante, l’uomo finisce per l’innamorarsi della ragazza, scoprendone la bellezza e la carica vitale.
Gli amici di Frank disapprovano la relazione e la differenza di età pone entrambi dinanzi a situazioni difficili e inaspettate. Frank è turbato e scosso per i sentimenti contrastanti che sta provando. Decide di chiedere improvvisamente la loro storia e i due si allontanano. Ma un giorno Frank incontra Betty (Marj Dusay), una sua ex che ha perso il marito soltanto una settimana dopo il matrimonio. La donna gli confessa il suo segreto per vivere bene: un minuto di felicità può valere tutta la vita. Anche lui ha vissuto quella felicità e forse per lui e Breezy c’è ancora tempo…
Se nel film di Eastwood l’alchimia tra i due interpreti è perfetta, Holden restituisce il meglio in questo suo personaggio simbolicamente sul viale del tramonto e con Key Lenz si trova molto a suo agio tra le atmosfere sentimentali che portano la coppia a frequentare spiagge e luoghi di cui Eastwood aveva offerto sguardi nel thriller Brivido nella notte ma che adesso non sono pagine di semplice bellezza ma dimensioni che raccontano come le relazioni e i sentimenti siano un motivo tanto prezioso di cui dobbiamo fare tesoro. Anche quando gli schemi sociali e culturali ci porterebbero in una direzione diversa.
Nell’incontro tra l’ultracinquantenne senza più sogni che dopo il divorzio vive giornate di monotonia e la giovane hippie pronta a portare il suo aiuto a un cane visto dal finestrino dell’auto e per il quale la ragazza costringe l’indifferente Frank a fermarsi, si disegna uno dei film più belli e disarmanti di Clint Eastwood, la cui sensibilità sposa la lezione di altri autori solitamente non avvicinati al suo cinema (Allen, Jewison) per sondare il bisogno di raccontare l’essenza della vita e la possibilità di lavorare su sé stessi, lasciarsi conquistare da una tentazione che l’essenza hippie manifesta: vivere il sentimento con slancio e a favore di chi incontra il tuo cammino e ti può rivoltare la giornata regalandoti un’esplosione di vitalità. Breezy rinfaccia a Frank come per lui si tratti soltanto di “uno stupido cane”, ma in realtà Frank con lei muta il suo modo di vedere la ragazza, si lascia contagiare dal bisogno di vivere intensamente le piccole e grandi cose rintracciando in sé una un entusiasmo sopito anche in ragione dell’età. E allora si lascia andare al sentimento, non dando più retta a chi lo sconsiglia, e confida a Breezy che un giorno scoprì (“non so come”) di non voler più bene alla moglie. E proprio il racconto di un brutto episodio capitato a una persona cara farà comprendere a Frank come la sua vita abbia preso una strada arida, adesso rimessa vitalisticamente in gioco dall’incontro con una ragazza che non ha bisogno come lui di aggiustare la giornata, ma di vivere, semplicemente vivere, nel segno della spontaneità dei sentimenti.
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