Tra le tante manifestazioni annullate a causa dell’emergenza sanitaria internazionale del coronavirus, è arrivata la notizia ufficiale che anche il Festival di Cannes è stato rinviato a data da stabilirsi. La 73ª edizione della prestigiosa kermesse cinematografica avrebbe dovuto svolgersi tra il 12 e il 23 maggio, come di consueto al Palais des Festivals et des Congrès di Cannes, ma l’attuale stato di pandemia ne ha resa necessaria la sospensione. Si è ipotizzato che possa tenersi tra la fine di giugno e l’inizio di luglio, ma è un’eventualità ancora da valutare attentamente. “Non appena gli sviluppi della situazione in Francia e nel resto del mondo ci permetteranno di stabilire possibilità reali, renderemo pubblica la nostra decisione in accordo con il governo francese, il comune di Cannes e anche i membri del consiglio del Festival, i professionisti dell’industria e tutti i partner dell’evento”, si legge sul comunicato ufficiale. Nulla di certo, dunque.

Louis Lumière
Ripercorrendo la storia del Festival è curioso notare come già la prima edizione, che avrebbe dovuto tenersi nel settembre del 1939 con la partecipazione nientemeno che di Louis Lumière in veste di presidente onorario, era stata giocoforza sospesa a causa dello scoppio della seconda guerra mondiale. Per questo, la prima vera edizione risale al 1946 e fino ad oggi il Festival di Cannes ha subito altre tre interruzioni: nel 1948 e nel 1950 per problemi economici, e poi nel 1968 in segno di solidarietà di alcuni giurati (Louis Malle) e registi (François Truffaut, Jean-Luc Godard) verso le contestazioni giovanili e operaie.

La Grande Illusione
L’idea di dar vita ad una manifestazione da tenersi nella rinomata località della Costa Azzurra era nata quasi in polemica con la Mostra del Cinema di Venezia e le sue scelte ritenute politicizzate. L’anno prima, infatti, la giuria di Venezia aveva escluso da qualsiasi premiazione il film di Jean Renoir La grande illusione (La Grande Illusion, 1937) perché accusato di pacifismo, premiando ex aequo con la Coppa Mussolini per il miglior film il documentario tedesco Olympia (1938, di Leni Riefenstahl) e il nostro Luciano Serra pilota (1938, di Goffredo Alessandrini) con Amedeo Nazzari. La delegazione francese si ritirò in segno di protesta, non condividendo scelte che andavano in favore di film di propaganda (ma a distanza di tempo possiamo dire che l’ottimo Luciano Serra pilota, anche se nell’ultima parte è inevitabilmente allineato alla politica coloniale del regime dopo la guerra d’Etiopia, è molto più di un banale film di propaganda).

Miracolo a Milano
Nella sua lunga storia, tra attenzione per le nuove tendenze cinematografiche e appuntamenti mondani, sono tante le pellicole che hanno ricevuto un meritato riconoscimento: Roma città aperta di Roberto Rossellini, I maledetti di René Clément, Il terzo uomo di Carol Reed, Miracolo a Milano di Vittorio De Sica, Otello di Orson Welles, Orfeo negro di Marcel Camus, La dolce vita di Federico Fellini, Viridiana di Luis Bunuel, Blow-Up di Michelangelo Antonioni, MASH di Robert Altman, La classe operaia va in paradiso di Elio Petri, Taxi Driver di Martin Scorsese, L’albero degli zoccoli di Ermanno Olmi, Apocalypse Now di Francis Ford Coppola, Kagemusha – L’ombra del guerriero di Akira Kurosawa, Pulp Fiction di Quentin Tarantino, La stanza del figlio di Nanni Moretti, Il pianista di Roman Polanski, Fahrenheit 9/11 di Michael Moore, per arrivare a Parasite di Bong Joon-ho premiato con la Palma d’Oro nel 2019. Tra gli attori che si sono aggiudicati il premio per la miglior interpretazione maschile, ricordiamo almeno quelli italiani: Saro Urzì (Sedotta e abbandonata di Pietro Germi), Marcello Mastroianni (Dramma della gelosia – Tutti i particolari in cronaca di Ettore Scola e Oci Ciornie di Nikita S. Michalkov), Riccardo Cucciolla (Sacco e Vanzetti di Giuliano Montaldo), Giancarlo Giannini (Film d’amore e d’anarchia di Lina Wertmuller), Vittorio Gassman (Profumo di donna di Dino Risi), Ugo Tognazzi (La tragedia di un uomo ridicolo di Bernardo Bertolucci), Gian Maria Volonté (La morte di Mario Ricci di Claude Goretta), Elio Germano (La nostra vita di Daniele Luchetti), Marcello Fonte (Dogman di Matteo Garrone). Le migliori attrici italiane: Isa Miranda (Le mura di Malapaga di René Clément), Giulietta Masina (Le notti di Cabiria di Fellini), Sophia Loren (La ciociara di De Sica), Ottavia Piccolo (Metello di Mauro Bolognini), Virna Lisi (La regina Margot di Patrice Chéreau). Tra i premi speciali della giuria, L’eclisse di Antonioni (1962) e Il divo di Paolo Sorrentino (2008).

Il Divo
Uno degli eventi collaterali che, a partire dal 1991, è sorto in seno alla manifestazione sono le “Lezioni di cinema”, incontri tra importanti registi e un pubblico di critici e studiosi. La prima di queste lezioni vide protagonista Francesco Rosi. L’iniziativa fu seguita dalle “Lezioni di musica” (la prima nel 2003 con Nicola Piovani) e dalle “Lezioni d’attore”, inaugurate nel 2004 dal compianto Max Von Sydow.

Alain Delon
In attesa di sapere se e quando avrà luogo l’edizione 2020 del Festival International du Film di Cannes, possiamo quindi ripensare alla sua storia, ai suoi protagonisti, alle polemiche – come il disappunto col quale l’anno scorso alcuni ambienti femministi accolsero la notizia della Palma d’Oro alla carriera ad Alain Delon, tacciato spesso di essere fascista e poco rispettoso dell’universo femminile – e agli impagabili momenti di commozione… Come non ricordare il vecchio Jerry Lewis, arrivato a Cannes nell’edizione del 2013, all’età di ottantasette anni suonati, per presentare fuori concorso il suo ultimo film da protagonista Max Rose (di Daniel Noah) ? Alla conferenza stampa, oltre a divertire i presenti con le sue irresistibili battute, aveva detto con una punta di malinconia: “ho sentito in ogni momento delle riprese di questo film che non ne avrei mai interpretati altri”.
Lascia un commento