Viva l’Italia
Regia: Roberto Rossellini; storico, Italia/Francia, 1961
Interpreti: Renzo Ricci, Paolo Stoppa, Franco Interlenghi, Giovanna Ralli, Amedeo Girard, Attilio Dottesio
Ore 21.00, Cine34, canale 34, durata 138′
In occasione dei 160 anni dalla proclamazione del Regno d’Italia, avvenuta formalmente il 17 marzo del 1861, il canale Cine34 propone Viva l’Italia, il film celebrativo di Roberto Rossellini uscito nelle sale nel 1961 in concomitanza con i festeggiamenti per il centenario.
Realizzato in coproduzione con la Francia, scritto da Rossellini insieme a Sergio Amidei e Luigi Chiarini, il film racconta la spedizione siciliana dei Mille di Giuseppe Garibaldi, dalla partenza da Genova Quarto e lo sbarco a Marsala alla battaglia decisiva contro l’esercito borbonico presso il Volturno e il passaggio di consegne con Vittorio Emanuele II, al quale in pratica Garibaldi consegnò il Regno delle Due Sicilie.
Frutto di una rigorosa ricostruzione storica che voleva prendere le distanze dalla consueta retorica risorgimentale, il film fu oggetto di polemiche per il parallelismo, azzardato da Amidei e Rossellini, tra l’epopea garibaldina e la liberazione dal nazifascismo da parte degli Alleati sbarcati in Sicilia nell’estate del 1943. Questo parallelismo, negli intenti degli autori, si traduceva anche in un raffronto tra Viva l’Italia e il capolavoro neorealista di Rossellini Paisà, film a episodi che all’indomani della fine della guerra rievocava l’avanzata degli Alleati lungo la penisola italiana.
Gianni Rondolino, attribuendo al regista il merito di aver cercato con ogni mezzo di evitare l’accademismo, scrisse: “La rievocazione dell’impresa garibaldina, seguita nel suo sviluppo cronologico, pedissequamente, ma con un certo estro narrativo, era un doveroso omaggio alle celebrazioni del primo secolo dell’Unità d’Italia”. Facendo invece un confronto con il film di Alessandro Blasetti 1860 – I Mille di Garibaldi, realizzato nel 1934, Gian Luigi Rondi scrisse che, a differenza di Blasetti che, precorrendo il neorealismo, aveva dato di Garibaldi e dei Mille “un’immagine asciutta, riarsa, tesa fino quasi allo spasimo in un connusco clima di poesia, Rossellini si è attenuto qui ad una narrazione episodica, dando largo spazio alle pagine storiche, ai retroscena politici”.
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