Le Origini Del Male
Regia: John Pogue, Horror, GB/US 2014
Cast: Jared Harris (Prof. Joseph) , Sam Claflin ( Brian MC Neil ), Olivia Cooke ( Jane Harper), Erin Richards ( Kristina Dalton ) , Rory Fleck-Byrne ( Harry Abrams ).
Sabato 25 giugno, ore 01.37, Italia 2, canale 49; durata: 98′
Ambientato a Oxford nel 1974, un docente universitario della facoltà di psicologia ( Jared Harris ), decide con la collaborazione di due suoi allievi (Kristina Dalton, Rory Fleck- Byrne ) e un cine operatore ( Sam Claflin ), di eseguire un bizzarro esperimento con lo scopo di dimostrare che i fenomeni paranormali siano solo frutto di ciò che la mente vuole produrre; al centro dell’esperimento, una ragazza con seri disturbi psicotici ( Olivia Cooke ). Ben presto il gruppo coinvolto, dovrà iniziare a dubitare delle teorie del Prof. Joseph…
Tratto da una storia vera.
Si dice che ognuno di noi, quando viene alla luce, porta con sé dentro nel più profondo un bagaglio ancestrale antico ideato e creato attraverso eventi di vite passate, capaci di condizionare la psiche nel presente, ancora prima della nascita. Pogue , carica la sua macchina da presa di un’energia antica ed occulta affidandosi al visivo : il verde, colore che richiama al bios alla vita è padrone delle scene in tutte le sue più estreme sfumature; negli esterni erbosi di una tranquilla campagna, fino ai più melmosi e cupi interni di camere spoglie, sempre avvolte nella penombra assoluta mai in luce piena.
Chissà, forse il regista avrà fantasticato non poco su tale scala cromatica, che richiama ad una follia quasi placida o forse all’assenzio, bevanda che dona l’oblio. E l’oblio che cos’e in fondo, se non il proprio inconscio, l’istinto veritiero che si manifesta attraverso le emozioni e le paure dentro di noi…
L’inconscio è dentro il fanciullesco, diabolico e demoniaco occhio di Olivia Cooke, che imprime nello spirito dello spettatore un senso di agitata attrazione per l’ignoto; purezza di bambina in un corpo di donna, possesso del Male, che si nutre del candore e della fragilità attraverso il gioco.
Fotografia utilizzata astutamente dal regista, quasi sempre frontalmente ai personaggi, raramente visti di lato e messa a fuoco sugli sguardi dei protagonisti, catturando impotenza e angoscia, creando quell’oscuro richiamo che trapassa l’epidermide. John Pogue è avvezzo a giocare con le immagini, creando climi tensivi come già aveva elegantemente dimostrato nel suo Horror claustrofobico del 2011, Quarantena 2.
Si potrebbe dire allora, Laurea ad Honorem nelle Scienze Occulte e Psichiche a Pogue, per riuscire a provocare dubbi sulla potenza della mente, quando va a braccetto con il paranormale.
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