Molti conoscono Valeria Bruni Tedeschi come attrice personale e imprevedibile, ad esempio per film come La parola amore esiste o La pazza gioia; non tutti, invece, rammentano nei dettagli il percorso registico autoriale di Bruni Tedeschi, che il prezioso libro di Benedetta Pallavidino ci delinea attraverso l’originale e compiuto ritratto di Valeria Bruni Tedeschi cineasta. La scrittura del libro è frutto di una lunga frequentazione della critica-scrittrice dapprima in veste di spettatrice dei film di Bruni Tedeschi, quindi nel ruolo di intervistatrice davvero attenta all’universo sfaccettato di quella che si rivela una cineasta “totale” e senza steccati (in particolar modo per ciò che concerne i sentimenti). Bruni Tedeschi scrive e dirige i suoi lungometraggi sin dal 2003 di E’ più facile che un cammello… e nel libro è il paesaggio dell’anima della cineasta a rivelarsi, a riaffermare il ruolo di meticolosa e spiazzante osservatrice dell’inadeguatezza, dei vuoti e pieni che creano, scrive Pallavidino, “armonie stridenti”, in un cinema popolato da personaggi che si guardano allo specchio senza ritrovarsi “e che lottano nel vortice di una quotidianità complessa per cercare di corrispondere al sogno che hanno di loro stessi”.
La sfaccettata bellezza della fragilità umana si esprime attraverso una filmografia che da intima coglie echi universali e conosce momenti di grande originalità, percepibili grazie all’analisi minuziosa e scorrevole di Pallavidino, che ricorda come, per un attore del calibro di Filippo Timi, la cineasta Valeria Bruni Tedeschi rappresenti ineffabilmente “L’anello mancante tra Woody Allen e Nanni Moretti”. Niente di più vero, con Bruni Tedeschi il cinema colma infatti un vuoto, affronta il caos e il vortice dell’esistenza, con titoli quali Attrici, Un castello in Italia e Villeggianti disposti ad attraversare il tragicomico e a rilanciare l’elemento autobiografico per inscenare l’universalità dei sentimenti. Pallavidino ha pensato il suo libro in due parti: nella prima l’autrice racconta i motivi estetici e delinea con tocchi incisivi l’universo di Bruni Tedeschi; nella seconda l’autrice riproduce il contenuto di lunghe conversazioni avvenute con la cineasta. Ne origina un racconto sentito, bello e originale, in grado di far percepire efficacemente i motivi dell’anima cinematografica della cineasta che con i suoi “capitoli biografici” invita al rispecchiamento offrendo stimoli culturali per non restare (soltanto) invischiati nelle trappole dell’esistenza. Il ritratto di Bruni Tedeschi, grazie a questo libro, è adesso più completo, e l’invito a conoscere le riflessioni della cineasta è condotto attraverso pagine che si fanno leggere molto bene e coinvolgono in una visione al cui centro troviamo la fragilità dell’esistenza ma anche la ricerca di una felicità che può parere effimera ma per la quale vale la pena di osare e non arrendersi. Con un accenno fulminante, Pallavidino coglie un nucleo di poetica porgendo a Bruni Tedeschi la fatidica domanda: “… nei suoi film le donne sono sempre al centro della scena, le figure maschili tendono a rimanere in ombra, spesso connotate negativamente. Mi pare ci sia una certa ambiguità in ognuno di loro, è così?”.
La risposta, allora, suona molto attuale e induce a riflettere: “Questo avviene perché la vita sentimentale delle mie protagoniste non è mai troppo felice. Metto in scena donne che vivono momenti di difficoltà, spesso perché non sono o non si sentono amate. Sono circondate da uomini che non le amano, che le abbandonano o che, come nel Cammello, non le capiscono (…) non riuscirei a raccontare la vita amorosa di una donna soddisfatta e nemmeno mi interesserebbe farlo. Piuttosto potrei raccontare la storia di chi ha paura di perdere qualcosa, il che sarebbe stimolante”. Attraverso la lettura dell’universo cinematografico di Bruni Tedeschi si schiude e ridesta la memoria di un cinema d’autore che ci invita a interrogarci sulle relazioni, dove le narrazioni di esistenze insoddisfatte, inadeguate e imperfette si sviluppano in immagini che, sottolinea Pallavidino, “da frenetiche si fanno lievi, percorse da musica, grida e risate talvolta incongrue – eppure calzanti – capaci di raccontare la corsa forsennata verso una felicità, effimera, sempre così difficile da raggiungere”. Le Tourbillon del la vie è una carezza invitante tra le sequenze e le confessioni di Valeria Bruni Tedeschi cineasta, l’espressione (anche) di una filosofia del vivere e un’imperdibile gemma della nuova critica cinematografica.
Le tourbillon de la vie. Il cinema di Valeria Bruni Tedeschi: Editrice Bietti, 2022, collana “I fotogrammi”, 92 pp, disponibile in formato ebook – euro 1,99 – e in edizione cartacea – euro 4,99, sul negozio oline dell’Editrice Bietti, www.bietti.it e su Amazon
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