Disponibile su YouTube Bella di giorno (Belle de jour), un film del 1967 diretto da Luis Buñuel. Il soggetto è tratto dal romanzo di Joseph Kessel del 1929. All’uscita fece scandalo per il pruriginoso tema trattato, ma fu considerato dalla critica come un prodotto d’alto valore, vincendo anche il Leone d’Oro alla 28ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia nel 1967. Dall’edizione italiana, la censura tolse tre scene, tra cui il flashback su Séverine bambina che rifiuta di fare la Prima Comunione. Prodotto da Robert Hakim e Raymond Hakim, sceneggiato da Luis Buñuel e Jean-Claude Carrière, con la fotografia di Sacha Vierny, il montaggio di Louisette Hautecoeur, le scenografie di Robert Clavel, i costumi di Hélène Nourry, Bella di giorno è interpretato da Catherine Deneuve, Jean Sorel, Michel Piccoli, Geneviève Page, Pierre Clémenti, Françoise Fabian, Macha Méril, Maria Latour, Muni, Francis Blanche, Georges Marchal, Francisco Rabal. Nel 2006 il regista Manoel de Oliveira ha diretto Bella sempre, rivisitazione del film di Buñuel 38 anni dopo, con Michel Piccoli e, nella parte di Sévèrine, Bulle Ogier (dopo che Catherine Deneuve rifiutò la parte).
Trama
Séverine, giovane moglie d’un medico ospedaliero, è affetta da seri problemi di relazione che la portano a vivere una vita affettiva distorta: fredda e distaccata col marito, cerca rifugio tutti i pomeriggi in una casa d’appuntamenti in una splendida Parigi degli anni sessanta, dove cerca, prostituendosi, una sorta di psicanalisi che la porti a uscire dalle sue fobie e dalla sua frigidità.
“Nella motivazione del premio [Leone d’oro] a Venezia si diceva che ‘il film confermava la grande lezione del surrealismo di cui Luis Buñuel è uno dei rappresentanti più illustri’. Questa frase non ha nulla di convenzionale. In realtà Luis Buñuel ci ha dato uno dei rari film che siano al tempo stesso spettacolo e opera d’arte. E questo l’ha ottenuto grazie soprattutto alla sua esperienza del surrealismo, forse la sola avanguardia che abbia cambiato e arricchito la nostra visione del mondo”.
(Alberto Moravia)
“La borghesia ha il fascino (in)discreto di Catherine Deneuve, ed è forse merito suo (e delle sue colleghe), come lo stesso Buñuel sottolineava beffardamente, se gli spettatori sono corsi al cinema facendo di Bella di Giorno il suo più grande successo commerciale (oltre ad aggiudicarsi il Leone d’Oro alla Mostra del cinema di Venezia). Ma il film è ben più di una provocazione “erotico-intellettuale”, infatti il romanzo omonimo di Joseph Kessel da cui è tratto ha tutte le carte in regola per stimolare la creatività del regista: la borghesia, il feticismo e il masochismo, l’alternanza fra sogno e realtà. Buñuel non perde l’occasione, oltre che per tornare sulle sue ossessioni: i traumi di una rigida educazione cattolica (da lui stesso ricevuta) e le perversioni sessuali, già ben presenti nei precedenti: Viridiana, El e Diario di una Cameriera, anche per “accelerare” sulla via del surrealismo rendendo il confine sogno-realtà sempre più labile e la loro alternanza sempre più impercettibile, ed, infine, per rendere finalmente diretta la “critica” sociale rivolta alla borghesia.
Sevérine è sposata con Pierre e, seppure in apparenza rappresentano il prototipo della coppia felice di estrazione borghese, in realtà lei è insoddisfatta della propria vita coniugale visto che il marito la trascura a causa del suo lavoro di chirurgo. Sevérine si rifugia, allora, in strane fantasticherie sadomasochistiche fino a quando, dalle confessioni di un suo spasimante rifiutato, apprende dell’esistenza di una casa di appuntamenti e, dopo qualche esitazione iniziale, comincia a frequentarla assiduamente. In breve tempo riuscirà ad organizzare la sua doppia vita in modo da soddisfare le sue fantasie erotiche nel primo pomeriggio (dalle 14 alle 17, mai oltre le 17, ripete ai clienti) e riprendere la vita borghese col marito la sera. Fino a quando un giovane cliente (Marcel) s’invaghisce di lei e pretende di averla solo per se. Sevérine rifiuta e decide di lasciare per sempre la casa di appuntamenti, ma Marcel la rintraccia e comprendendo che la donna non lascerà mai il marito e gli agi della sua casa per seguirlo, spara a Pierre per poi essere ucciso della polizia. Sevérine resterà accanto a Pierre, pur se ormai paralizzato e semicieco e anche se lui ormai conosce la verità su di lei.
Dunque Bella di Giorno, cinque anni prima di Il Fascino Discreto della Borghesia, è il film che meglio dei precedenti riesce a rappresentare l’idea surrealista del rapporto fra sogno e realtà con il primo che compenetra e attraversa la seconda al punto di sostituirsi ad essa: le immagini dei sogni sono così realistiche che si manifestano come sogni solo alla fine della sequenza mentre le situazioni più assurde sono quelle reali (un esempio per tutte: la famosa scena della scatola del cliente cinese). Sempre anticipando Il Fascino Discreto della Borghesia, Bella di Giorno rende espliciti gli attacchi alla doppia morale borghese, alla sua pericolosa insoddisfazione ed ai suoi vizi privati e pubbliche virtù. Anche se, almeno apparentemente, la società di oggi è molto diversa da quella di cinquant’anni fa, il film non smette di essere “vivo”, oltre per la potenza e l’originalità della sua parte onirica, anche perché, proprio attraverso la chiave surrealista, svela i meccanismi e le finzioni che regolano (anche) la nostra società”.
(Roberto Rosa, Sentieri Selvaggi, 5 Maggio 2014)
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