Disponibile on line La signora di Shanghai (The Lady from Shanghai), un film noir del 1947 diretto da Orson Welles, anche protagonista del film assieme all’ex moglie Rita Hayworth ed Everett Sloane. È tratto dal romanzo L’altalena della morte o Se muoio prima di svegliarmi (If I Die Before I Wake) di Sherwood King. Sebbene La signora di Shanghai abbia inizialmente ricevuto recensioni contrastanti, è cresciuta nel corso degli anni la sua fama, e molti critici hanno elogiato la scenografia e le riprese. Nel 2018 è stato scelto per la conservazione nel National Film Registry della Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti. Il film contiene alcune sequenze memorabili, come il corteggiamento nell’acquario, la lunga colluttazione tra Michael e una giovane guardia durante la fuga dal tribunale, la sparatoria nella sala degli specchi, l’agonia di Elsa: tutte mostrano primissimi piani dei personaggi. Nella scena finale, invece, si assiste all’uscita di Michael in campo lungo. Con Orson Welles, Rita Hayworth, Everett Sloane, Carl Frank, Glenn Anders, Erskine Sanford.
Trama
Una sera d’estate, a Central Park, il marinaio Michael salva da un’aggressione Elsa, moglie di un celebre avvocato. Assunto nello yacht, il marinaio avverte subito una strana atmosfera. Durante il viaggio i due si innamorano. Per procurarsi i soldi necessari a fuggire insieme, l’uomo decide di accettare il losco affare propostogli da Grisby, un socio dell’avvocato. Confidando nel fatto che un assassino non può essere arrestato finché non viene trovato il cadavere, Michael mette per iscritto di avere ucciso accidentalmente Grisby in modo che quest’ultimo possa far perdere le proprie tracce. Ma Grisby viene poi trovato morto con il cappello del marinaio tra le mani. Per Michael è l’inizio di un incubo.
“Welles si ritrovò di nuovo a Hollywood, dove il suo progetto per un piccolo film anticonformista fu trasformato in una grossa produzione incentrata su Rita Hayworth. Il film che ne risultò (originariamente intitolato Take This Woman e poi Black Irish) racconta di come Michael O’Hara (Welles), un ingenuo vagabondo, venga sedotto dal fascino della ricca Elsa Bannister (Hayworth), diventando dapprima un gigolò e poi suo malgrado complice di un omicidio. Dal momento in cui O’Hara si lega a questo gruppo di disonesti, il film diventa sempre più sulfureo e delirante; dalla fantastica scena d’amore con Rita Hayworth all’acquario di San Francisco, fino al magico labirinto degli specchi della scena finale, il mondo attorno a lui diventa sempre più assurdo, senza alcuno spiraglio […]. Rimontato in modo radicalmente diverso dopo i risultati della seconda anteprima, The Lady from Shanghai dovette attendere a lungo prima di venire distribuito. […] Per quanto possa sembrare paradossale, si ha l’impressione che tutti gli interventi della Columbia sul film non siano poi stati distruttivi come le revisioni di L’orgoglio degli Amberson a opera della RKO. La ragione è che The Lady from Shanghai è caratterizzato da una sorta di ispirata vacuità, da una stilizzazione grottescamente comica librata al di là dell’espressionismo e verso l’assurdo. […] In effetti si potrebbe sostenere che l’opera di Welles durante questo periodo aveva iniziato a spostarsi sempre più dal reale all’immaginario, dal conscio al subconscio, dagli angiporti ai luna park. Il suo stile, con le sue distorsioni fantastiche, il suo complesso gioco di luci e di ombre, i suoi molteplici livelli d’azione, si era sempre prestato molto bene a descrivere la corruzione e la pazzia. Ma The Lady from Shanghai, probabilmente per pura necessità, esalta e sublima all’eccesso le caratteristiche di questo stile, mescolandolo a un massimo di convenzione hollywoodiana, e in questo senso diventa uno dei film più scatenati e ipercinetici di Welles e il più violento e sprezzante nella visione della società americana”.
(James Naremore, Orson Welles, ovvero la magia del cinema, Marsilio, Venezia 1993)
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