Un viaggio nell’altrove garantito dall’originale trasposizione di un racconto visionario di Lovecraft permette al regista Lorenzo Lepori di scandagliare con ammirevole puntiglio fotografico la schietta e architettonica immersione nell’orrore offerta dal suo film Cieco Sordo Muto, low budget potentemente evocativo del bisogno di filmare, con una sintesi conturbante, la condizione di uno scrittore afflitto dalla triplice menomazione del titolo.
Un condizionamento fisico ed esistenziale che si rivela motivo di attraversamento intenso delle paure e delle emozioni percepite attraverso una sensibilità creativa straordinaria. L’uomo traspone sulla macchina da scrivere, durante la permanenza in un hotel in compagnia dei suoi assistenti Simona e Pio, le ispirazioni che gli arrivano grazie alle destabilizzanti connessioni con una misteriosa presenza spettrale dal volto nero come la notte. In quella villa è in realtà una divinità malefica ad impossessarsi della mente dei suoi assistenti iniziando un braccio di ferro di angosce e possessioni che porta alla follia.
Viaggio tra le tinte gotiche e i deragliamenti sulfurei in abissi in cui si perdono le chiavi (l’omaggio a Inferno di Dario Argento e alle atmosfere cimiteriali è un tratto che caratterizza la collaborazione con Antonio Tentori, aiuto regista e raffinato co-autore della sceneggiatura), il film interpretato con brillante adesione da David Brandon (Deliria di Michele Soavi, Le foto di Gioia di Lamberto Bava) è a tratti la sorprendente riscoperta del terrore in un disegno valorizzato dall’eccellente composizione visiva, dalla potenza erotica di una visione che graffia con la sensualità delle perversioni affiancandola alle tematiche dell’irregolare Lovecraft.
La colonna sonora, come numerosi dettagli, valorizza l’impegno di uno dei più originali e rigorosi cineasti del nuovo horror italiano qui in una prova che si fa più affilata e coinvolgente soprattutto negli squarci visionari che affrancano il disagio come motivo di esplorazione creativa e ultra-sensibile del protagonista e nelle pagine di un erotismo che scorre sul filo della seduzione del male regalando i momenti più intensi di un racconto “posseduto” dalle intermittenze di traumi che sanno di dannazione. Cinema della mente, riflessione sull’horror e sulla sua rappresentazione, Cieco Sordo Muto è una prova ammirevole e per palati raffinati che si lascia perdonare gli evidenti limiti di una piccola produzione e si propone come il contatto disinibito, fisico prima ancora che psichico, con l’universo di uno scrittore rivisitato nelle sue oscure interrogazioni.
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