RosaNero: il cinema di Billy Wilder è un libro che vuole racchiudere fin dal titolo, nonchè dalla scelta dei colori di copertina, le due anime principali che hanno caratterizzato il cinema del grande Billy Wilder: il rosa delle commedie, spesso romantiche, che hanno consacrato miti di femminilità o eleganza come Marilyn Monroe e Audrey Hepburn e al contempo il nero di una critica feroce e spesso drammatica all’America di quegli anni, con felici incursioni nelle criminal stories e nella tragedia umana.
L’autore, Giorgio Penzo, triestino, già aveva dato alla luce, per Edizioni Falsopiano, ottime monografie, tra le più recenti: Andrej Tarkovskij e L’Intimo favolistico di Francois Truffat, lavori che analizzavano gran parte dell’opera dei registi, mettendone in luce le qualità principali e la poetica: un abecedario fondamentale per chi vuole conoscere o ripassare i maestri del cinema mondiale.
RosaNero: il cinema di Billy Wilder non è da meno, e in modo metodico e chiaro ci racconta tutto il necessario, e sicuramente qualcosa di più, sul regista naturalizzato americano ma nato nel vecchio Impero Austro-Ungarico da una famiglia ebraica borghese. Durante la catastrofica ascesa al potere di Adolf Hitler, trasferirsi negli Stati Uniti salvò la vita a colui che sarebbe diventato uno dei migliori registi americani e gli permise di esprimere tutta la sua genialità. Una genialità mai imbrigliata, anche in periodi di Guerra Fredda e censura, capace di rivelare e dileggiare, denunciare e fare satira, sempre con ineguagliabile ironia ed inafferrabile eleganza.
Il cinema di Wilder attraversa tutto il 900 e non è mai monotematico, ma capace di mutare a seconda del periodo storico e della vicenda narrata, cambiando spesso registro, senza mai privarsi di quel tocco di grazia ineffabile tipico del regista, la sua cifra stilistica.
Il capolavoro del giallo La fiamma del peccato (1944), con una sensualissima dark lady, Barbara Stanwyck, che indossa l’iconica cavigliera e irretisce l’uomo malcapitato, Giorni Perduti, l’anno successivo, che racconta il dramma dell’alcolismo, il capolavoro conclamato Viale del Tramonto, che descrive spietatamente il mondo di Hollywood quando perde la sua doratura, le deliziose commedie Sabrina e Quando la Moglie è in vacanza (1955) quest’ultima che consacra Marilyn Monroe a icona di sensualità svampita, mostrando l’umorismo formidabile di Jack Lemmon, e in seguito, dando origine all’accoppiata con Walter Matthau, sono solo alcune delle meravigliose e indimenticabili opere che vengono dettagliatamente descritte nel libro.
Come scrive Giorgio Penzo, “è sull’America che Wilder incentra l’amore e l’odio: America come rifugio dalle sevizie naziste, America che è effettivamente un mito e un canto di libertà, ma al contempo, sotto sotto, un covo di malvagità e di avidità. l’idolatria verso il dio denaro, che appare in tanti film del nostro autore, è qualcosa che non perdona e, non c’è nulla da fare, è completamente integrata nella società americana. Bene e Male sono indistinguibili, connessi e non divisibili…”
Il cinema del premio Oscar Billy Wilder, preceduto dal suo maestro Ernst Lubitsch, la cui eredità culturale è stata in parte raccolta da Woody Allen, è caratterizzato da qualcosa di unico nel suo genere: un divertimento celebrale che consente un evasivo e godibilissimo distacco dalla realtà, pur essendo, la narrazione, del tutto immersa nella realtà stessa. Ma per scoprire come questo sia stato possibile, e magari conoscere qualche film che potrebbe esservi sfuggito, sarà necessario immergersi nella coinvolgente lettura del libro di Giorgio Penzo.
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