“Io da grande voglio fare il geometra”, aveva detto da ragazzo Massimo Troisi. Ma poi, superata l’impasse della visione di un film perfetto e irraggiungibile come Roma città aperta di Roberto Rossellini (proiettato in un cinematografo a San Giorgio a Cremano, città dove Troisi era nato nel 1953) che sembrava scoraggiare ogni ambizione professionale nel mondo del cinema, quel ragazzo avrebbe fatto proprio della settimana arte la sua vita.
Questo e molto altro viene raccontato da Roberto Lasagna nel suo nuovo libro edito da Mimesis, Massimo Troisi. Quando c’è l’amore…, un saggio impreziosito dalle testimonianze inedite di alcuni collaboratori storici che hanno avuto il privilegio di lavorare con l’attore e regista partenopeo: l’amico e attore comico Enzo Decaro, il musicista Pino Donaggio, il montatore Roberto Perpignani, la scrittrice e sceneggiatrice Anna Pavignano, sua compagna per circa dieci anni.
Accostato addirittura ai maestri francesi della Nouvelle Vague, tesi un po’ azzardata esposta da Mario Martone nel suo documentario Laggiù qualcuno mi ama (2023), nella sua breve (interrotta dalla scomparsa avvenuta nel 1994, a poco più di quarant’anni) ma intensa carriera Troisi ha messo in scena una vera e propria filosofia di vita. Dalle prime esperienza teatrali che lo videro confrontarsi anche con testi della tradizione napoletana di Raffaele Viviani, Eduardo Scarpetta, Eduardo De Filippo, alla satira del gruppo La Smorfia nella seconda metà degli anni Settanta (affiancato dal “bello” Decaro e dal “burbero” Lello Arena) in una Napoli vista come una “piccola Firenze rinascimentale della cultura”. Dall’esordio televisivo del trio nel programma di Enzo Trapani Non stop e poi in Luna park di Pippo Baudo al primo film di Troisi come regista, sceneggiatore e attore, Ricomincio da tre (1981, vincitore di quattro Nastri d’argento e due David di Donatello). Dal geniale connubio con l’esuberante Roberto Benigni nel film cult Non ci resta che piangere (1984) al testamento artistico di Il postino di Michael Radford (1994), girato durante la malattia che di lì a poco lo avrebbe sottratto per sempre alle scene.
Tra nostalgia e rigore critico, il libro ripercorre l’intero percorso artistico di Troisi, soprattutto quel suo cinema che “racconta le difficoltà di comunicazione e si cala tra le emozioni amorose, territorio irto di incomprensioni, fonte di inquietudini e goffaggini per il suo personaggio abitualmente timido e incapace di comunicare i suoi sentimenti ma che attraverso l’ironia […] prospetta anche un nuovo atteggiamento verso i rapporti sentimentali e più in generale verso gli altri”. Cinema dove non può mancare il rapporto con Napoli, che i suoi personaggi portano sempre dentro (come del resto Troisi stesso), senza mai scivolare nella cartolina folcloristica e nel luogo comune.
Oltre ai titoli già citati, si passano in rassegna tutti gli altri film da regista – Morto Troisi, viva Troisi! (1982), Scusate il ritardo (1983), Le vie del Signore sono finite (1987), Pensavo fosse amore… invece era un calesse (1991) – e le prove d’attore, in particolare il sodalizio con Ettore Scola in Splendor (1989), Che ora è (1989) e Il viaggio di Capitan Fracassa (1990).
L’ironia e lo sguardo poetico di Troisi rivivono poi nelle parole di chi lo ha conosciuto bene e ha potuto lavorare a stretto contatto con lui:
“Con il divertimento e con la leggerezza Massimo Troisi è riuscito a toccare le stesse tematiche di Bergman” (Enzo Decaro);
“I suoi film sono pieni di poesia […]. Una gran poesia e uno studio serio. Un grande amore per il cinema” (Pino Donaggio);
“Lui forse avrebbe pensato pure bene della critica, era la critica che pensava male di lui […] c’era questo atteggiamento ricorrente che si concentrava sulla sua recitazione considerata balbettante, afasica” (Anna Pavignano);
“Per me Massimo era proprio la persona che ti potrebbe dare una risposta […] con lui è un po’ scoprire i percorsi profondi del comportamento o dell’intuizione o della formulazione di un pensiero” (Roberto Perpignani).
In un’intervista raccolta a Roma nel 1982 per «Playmen» da Michael Pergolani, scherzando sul suo futuro artistico e sull’evolversi dei gusti del pubblico Massimo Troisi concludeva dicendo: “un giorno capiterà che usciranno questi nuovi comici e magari ci sarà uno che se ne uscirà con «ma come, Troisi sta ancora là a raccontare cazzate?»”. La sua morte prematura ha reso impossibile una tale eventualità e il libro di Lasagna dimostra come ancora oggi si può rimanere estasiati dalle “cazzate” che Troisi ha saputo raccontare.
Roberto Lasagna, Massimo Troisi. Quando c’è l’amore…, Mimesis, Milano – Udine 2025
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