Summis Desiderantes Affectibus, ovvero “desiderando, con supremo ardore”. E’ l’incipit della bolla papale promulgata nel 1484 da Innocenzo VIII che condannava tutti coloro considerati fuori dalla grazia di Dio: eretici, streghe e quanti, rinnegando la fede cattolica e cedendo alle lusinghe del demonio, si abbandonavano a “incantesimi, sortilegi e altre pratiche abominevoli”.
Summis Desiderantes Affectibus è anche il titolo di una appassionante raccolta di racconti brevi che Emanuela Di Matteo – pubblicista e critica letteraria e cinematografica – ha ambientato prevalentemente a Roma e dintorni, in uno scenario della quotidianità apparentemente normale e banale che però, varcando i confini del delirio, porta il lettore in una dimensione parallela fatta di visioni ancestrali, fantasmi e altre manifestazioni del soprannaturale. “In ogni storia”, ha dichiarato l’autrice, “ho cercato di infondere un profondo senso di compassione e di pietà, senza mai alzare la voce per direzionare un giudizio morale. Lascio che sia il lettore a decidere chi sia il vero mostro, ammesso che ce ne sia uno, perché, nonostante la famigerata Bolla Papale, io credo che nessuno sia mai al di fuori della Grazia di Dio”.
Protagonista dei trentaquattro racconti è quella che Roberto Lasagna, nella prefazione al volume, definisce “umanità che patisce e arranca”, segnata dai pesanti fardelli della vita: “anime che hanno vissuto traumi, ferite, sovente sotterrate, gettate nel bidone della spazzatura della muta indifferenza”. Lo sfondo è quello della capitale: Roma maestosa, antichissima, spaziosa, “di travertini preziosi, rosati e architetture nobiliari”, ma anche e soprattutto la Roma dell’edilizia popolare, “del traffico, della sporcizia, delle cose che non funzionano”, dove mezzi di trasporto e viabilità non sono mai ragione di noia, “ma sempre di attesa e sorpresa”… la Roma dei topi, dei giardinetti invasi da erbacce, vetri rotti ed escrementi, la Roma malfamata reminiscenza di quei “vicoli tortuosi e oscuri della Suburra” dov’erano cresciuti Giulio Cesare e il poeta Marziale.
Ma protagonista è anche una curiosa galleria di creature che non appartengono a questo mondo, eppure in questo mondo continuano a lasciare il segno. Nella descrizione di un “immaginario realistico e insieme magico”, le anime del passato si aggirano tra i vivi scrutandone abitudini, vizi e virtù, a volte fornendo un utile quanto inaspettato supporto, altre volte cadendo vittime della follia distruttrice di cui solo il genere umano è capace. Chi è il vero mostro? La minuscola e inerme fatina violata e gettata nell’immondizia da una “persona di sani principi”? Lo spettro della mamma, dolce visione che ci accompagna nell’ora del trapasso? Il fantasma di nonna Rossella, che ti tira i piedi mentre dormi? Il lupo cattivo o il gatto nero che si aggira di notte per le vie deserte della città? Il povero Emerenziano, ucciso a sangue freddo e buttato in un cassonetto dei rifiuti per poi bruciarne il cadavere, che dopo tanti anni dalla sua tragica fine viene ancora avvistato dagli abitanti del quartiere (“Dicono che i fantasmi fanno paura, arrivano di notte. Ma io l’ho visto la mattina presto, mentre andavo a buttà la monnezza. Una persona qualsiasi, che mi camminava davanti”, racconta il signor Alfredo)? Quell’altro fantasma, che appare soltanto alle persone che si sentono sole? La strega che, dopo secoli, ha deciso di non mangiare più i bambini ma di aiutarli, preservandoli dall’inettitudine degli adulti?
Più che dal soprannaturale, l’orrore sembrerebbe scaturire dalla realtà di tutti i giorni, quella che Emanuela Di Matteo descrive così bene nel suo libro: la pedofilia; le morti sul lavoro, o meglio le vite sacrificate alla logica del profitto; l’ottusa diffidenza verso tutto ciò che consideriamo diverso; l’assurdità di una burocrazia kafkiana; il clientelismo; le scuole con l’intonaco che cade a pezzi e con i bagni che non funzionano; i social media che hanno ormai fagocitato il tempo libero, pregiudicando le capacità di riflessione critica e costruttiva di ognuno di noi (a eccezione di Diana, che nel racconto intitolato Hobby dice: “non smetto mai d’interrogarmi, ogni giorno, su quale sia lo scopo della mia esistenza e di quella altrui”); tutte le aberrazioni e gli eccessi che hanno portato l’uomo a seppellire “la ricchezza infinita del suo spirito”. E anche la “dirimpettaia cordiale, che si interessa ai vostri affari, vi chiede come state, come stanno i vostri cari, si fa invitare per un caffè”… forse è proprio dietro di lei che si cela la vera strega!
Ma il giudizio morale, come ha suggerito l’autrice, lasciamolo a ogni singolo lettore. A noi basta dire che siamo rimasti piacevolmente sorpresi da questo libro, scritto con “grazia, delicatezza, ardore”. “Un libro attuale, dalla parte degli ultimi, splendidamente calato nel dissidio tra ragione ed emozione, sempre dalla parte della vita”.
Emanuela Di Matteo, Summis Desiderantes Affectibus. Desiderando con supremo ardore… , Scatole Parlanti, Viterbo 2025
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