La leggerezza e l’ironia di alcune tra le scene più riuscite dei primi due episodi della serie “The Young Pope”, in onda su Sky dal 21 ottobre, sollevano il film da alcune zavorre. Il regista Paolo Sorrentino riconferma la sua abilità nel creare atmosfere e dare spessore ai personaggi, e l’ottimo cast internazionale lo agevola in questo compito. Jude Law, con la sua bellezza e il suo carisma, veste i panni di questo improbabile Pio XIII, atipico nelle consuetudini del suo difficile incarico e caratterialmente “intransigente, irritabile, vendicativo”. Fuma sigarette, ai piedi porta gli infradito e fa colazione con Coca Cola Cherry Zero. Se a questo si aggiungono il fare inequivocabilmente anglosassone, e il carattere aggressivo e deciso di Lenny Belardo, il personaggio di Pio XIII assolve a tutto tondo al suo compito di ritrarre un pontefice provocatorio e controtendenza. Poi ci sono lo splendore dei giardini del Vaticano, tutti ricostruiti in altri angoli verdi di una Roma splendidamente fotografata, il fascino di un’ambientazione che reca il fardello di millenni di storia e il mistero del crudele e del sublime indissolubilmente intrecciati.
Quella di “The Young Pope”, tuttavia, rischia di essere un’ambientazione di contorno a una storia personale che avrebbe potuto svilupparsi in qualsiasi altro luogo di potere. La fede e la religione rimangono marginali, e chi si attendeva qualche interessante spunto teologico, magari anche solo suggerito, è destinato a rimanere deluso.
L’interiore disputa spirituale rischia di coagularsi tutta intorno alla primordiale basica domanda: Dio esiste? Le argomentazioni sono asservite alla vicenda di Lenny e ai giochi di potere cardinalizi. E talvolta peccano di un’ovvietà disarmante.

Diane Keaton è suor Mary
Lenny, l’intelligente e astuto Papa americano, riuscirà ad affrancarsi dal suo agnosticismo che pare avere radici nell’infanzia di bambino abbandonato in un orfanotrofio? E suor Mary (una convincente Diane Keaton), che lo ha raccolto ed educato e ora è stata elevata al rango di segretaria particolare, supererà il pregiudizio misogino della religione? Ce la farà il cardinale Voiello, un Silvio Orlando perfettamente in parte, a riacquistare potere e a dirimere la matassa del suo sincero sentimento d’amore cristiano e del richiamo di una venale mondanità?
Siamo solo alle prime due puntate e sicuramente tante sorprese ci attendono da qui alla fine della prima serie. Sorrentino si conferma un regista da Oscar, che a volte può permettersi di mancare appieno il bersaglio. Finora ci piacciono le suorine in scarpe da ginnastica che giocano a calcio, e che inevitabilmente ricordano il Papa di Nanni Moretti. Ci piace la levità dei bambini che ridono nei giardini vaticani. O l’ironia con cui viene preso in giro l’unico peccato confessato dal cardinale Voiello: i suoi pensieri impuri sulla statuetta paleolitica della Venere di Willendorf, collocata in una stanza vaticana.

Silvio Orlando, il controverso cardinale Voiello
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