La notizia è arrivata, raggelante, nel cuore del Torino Film Festival. Un passaparola sussurrato nelle sale di proiezione: “E’ morto Bertolucci”; oppure un chiacchierare sommesso in sala stampa, prima dei servizi televisivi dedicati a una figura così centrale per la cinematografia italiana e internazionale.
Al TFF subito si è voluto organizzare qualcosa per rendergli omaggio e per gridare il lutto per l’ultimo maestro del cinema italiano. Il Festival torinese ha preparato un breve montaggio che sarà proiettato prima dei film in programmazione e con una giornata dedicata a lui domenica 2 dicembre al Cinema Massimo 3.
Nella giornata odierna a Roma l’ultimo saluto al regista, scomparso all’età di 77 anni nella sua casa di Trastevere a Roma. La camera ardente è stata allestita e resterà aperta dalle 10 alle 19 in Campidoglio alla sala della Protomoteca.
Bernardo Bertolucci, come spesso accade, era stato notato prima in Francia che nel proprio Paese. Il suo nome è indissolubilmente legato a Ultimo Tango a Parigi (1973), ma probabilmente Il Conformista (1971), tratto dal romanzo dell’ Alberto Moravia, ha lasciato un segno più profondo nella storia del cinema grazie a uno sguardo nuovo con cui guardare al passato e al cinema del passato.
Nato a Parma il 16 marzo 1941, Bertolucci era il figlio del poeta Attilio e di Ninetta Giovanardi. Cresciuto assieme a suo fratello Giuseppe (anche lui regista cinematografico non meno bravo e noto autore teatrale), è il nipote del produttore cinematografico Giovanni Bertolucci.
Il suo primo lungometraggio l’aveva realizzato nel 1962, con Tonino Guerra come produttore: La commare secca, su soggetto e sceneggiatura di Pier Paolo Pasolini.
Nel 1972 arriva il clamoroso successo di Ultimo tango a Parigi con un grande Marlon Brando e Maria Schneider in una delle più memorabili tragedie dello schermo. Il pubblico reagì in maniera entusiastica a questo grande dramma erotico, che segnò un punto di svolta nella storia del cinema.
Negli anni Ottanta arriva il kolossal, la punta di diamante della sua carriera: L’ultimo imperatore(1987), con Peter O’Toole diretto in Cina con una straordinaria potenza visiva. L’ultimo imperatore si guadagna ben nove Oscar, fra cui quelle per la migliore sceneggiatura non originale e quella per il miglior regista, e fa anche incetta di BAFTA, César, David di Donatello, Golden Globe, European Award e Nastri d’Argento.
Oggi il ricordo mesto del Torino Film Festival e del mondo, che riconosce in Bertolucci uno degli ultimi maestri del cinema italiano.
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