“Il mondo è nelle mani degli stupidi, non delle persone intelligenti” afferma con rassegnata tristezza il trentaseienne Pierre Paul (Alexandre Landry) a quella che sta per diventare la sua ex fidanzata, visibilmente sempre più infastidita, mentre si trovano seduti in un caffè.
Il regista canadese Denys Arcand apre il suo La Caduta dell’impero Americano con un dialogo che spoglia da subito i luoghi comuni dai loro abiti migliori e ci mostra come il fattorino laureato in filosofia Pierre Paul, di bell’aspetto, raffinata cultura e buon cuore, sia destinato alla mediocrità e all’infelicità a meno di rompere gli schemi sociali e convenzionali – arrivando ad infrangere anche la legge – sfruttando l’onda di un colpo casuale del destino. Il giorno successivo al colloquio infatti, durante una normale consegna, l’uomo si trova ad assistere agli esiti di una rapina andata male, nella quale muoiono- quasi- tutti e restano abbandonate per la strada due grosse borse straripanti denaro. Cosa deciderà di fare Pierre Paul?
Denys Arcand afferma di essersi ispirato a un fatto di cronaca realmente accaduto, un incidente del 2010 nel quale due persone vennero uccise in una vecchia boutique di Montréal.
Arcand con Le Invasioni Barbariche aveva vinto un Premio César per il miglior film, un David di Donatello per il miglior film straniero e un Oscar al miglior film straniero. Il precedente Il Declino dell’Impero Americano era stato il primo film di una trilogia satirica sulla crisi dell’occidente, che si conclude proprio con l’ultimo La Caduta dell’Impero Americano.
Pierre Paul, in quei pochi secondi, afferra sia le contraddizioni di una società malata e ripiegata su se stessa, che punisce i buoni e premia i disonesti, che i due borsoni, per infilarli nel suo camioncino. Ma come fare per depositare quel denaro e nasconderlo agli occhi della polizia? A questo punto La Caduta dell’Impero Americano prende la piega di una commedia brillante, nella quale il nostro eroe mette in piedi una inverosimile ed improbabile banda di persone socialmente riprovevoli. Ma che in realtà sono affidabili, oneste e mosse da intenti umanitari: un ex galeotto che segue corsi di economia all’università, Aspasie (Maripier Morin) una bellissima prostituta d’alto bordo che parla solo citando filosofi , il suo bodyguard che reinventa fisioterapista, un giovane malvivente senza futuro, e così via…
Il regista canadese rovescia schemi e stereotipi, con eccentricità e leggerezza, mostrandoci la fragilità dei luoghi comuni, ed inserisce una storia d’amore nel contesto più improbabile. Una coppia di poliziotti scafati arranca dietro ai nostri eroi, senza riuscire a raggiungerli, perché la pesante burocrazia frutto di un sistema stereotipato e mediocre difficilmente arriva a prevedere l’imprevedibile. Per dirla con parole del film, che cita il filosofo Wittgenstein: “di ciò di cui non si può parlare si deve tacere”. E resta senza parole infatti anche la bella poliziotta, di fronte alla ricca prostituta che distribuisce pasti caldi ai senzatetto.
Commedia etica e bizzarra, con un tocco thriller, La Caduta dell’Impero Americano diverte, fa riflettere e soprattutto immaginare che gli ultimi forse non saranno i primi, ma dovrebbero esserlo.
Da notare che, come in ogni lavoro di Arcand, il titolo del film fa riferimento ad una visione più ampia che spesso disattende la storia.
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