La spiaggia di Rimini deserta, un cagnolino, il piccolo Alfie, e poi lei, La Fellinette, la bambina disegnata dallo zio Federico tanti anni fa: così inizia il poetico omaggio che Francesca Fabbri Fellini ha dedicato, per il centenario della nascita, al più grande dei visionari. Un cortometraggio delizioso, con cui l’autrice esaudisce, in un certo senso, il desiderio di Federico di realizzare un film di animazione. E colpisce, in particolare, la misura e la sobrietà dell’insieme, laddove Francesca Fellini, intelligentemente, non ha inseguito lo zio sul piano della visionarietà, mantenendo la narrazione sul registro dell’evocazione sincera e affettuosa, a partire dal vissuto personale.
La Fellinette – mantellina blu, stivaletti rossi e un palloncino stretto tra le dita – si accomoda sulla seggiola da cui Federico Fellini dirigeva, si addormenta e, meravigliosamente, avviene una magnifica inversione di senso e di segno: lei, un disegno animato, sogna la realtà. Il sogno è più vero della realtà. D’altronde uno degli adagi preferiti dal regista riminese era: “L’unico realista è il visionario”.
Ed ecco che entriamo nel luogo felliniano per eccellenza, il circo, in cui ad attendere la curiosa bambina, che sbircia da fuori il tendone, c’è il direttore (Ivano Marescotti). Cappello a cilindro, smoking blu e bacchetta magica, esattamente come fu per il Mandrake interpretato da Marcello Mastroianni in Intervista (anzi, l’abito indossato è proprio lo stesso). Su un telo bianco si stagliano le forme animate dall’Uomo delle ombre (Carlo Truzzi); un equilibrista (Federico Bassi) si destreggia sulla fune e una pioggia di neve comincia a scendere; Fiocco di Neve (Milena Vukotic), la ballerina, naso rosso e scopa imbracciata, danza; il Mago delle bolle (Sergio Bustric), munito di bacchette da xilofono, suona dolci melodie. Il tutto per lo stupore di bambina de La Fellinette, che osserva incantata. Poi, il risveglio, il palloncino rosso prima perso e poi recuperato e, sullo sfondo – cappotto, sciarpa e cappello – lo zio Federico. “Motore. Azione!”: il cuore si riempie di nostalgia e commozione. Francesca raggiunge Federico e il viaggio può ricominciare, con i clowns di 8½ al seguito.
Difficile riuscire a restituire con le parole l’immensa emozione provata assistendo allo spettacolo delicato e poetico realizzato da Francesca Fabbri Fellini. Si avverte, in particolare, la volontà dell’autrice di rimanere il più fedele possibile al suo cuore di bambina, a quel momento della vita in cui il mondo appare uno spettacolo meraviglioso, prima che intervenga la mediazione della ragione ad appiattire tutto, riportando la realtà all’interno dello spettro dello scibile. E forse non era proprio questa la più importante delle lezioni lasciateci da Federico Fellini?
Lunga vita a La Fellinette, allora, a cui auguriamo un lungo percorso che gli consenta di esser visto da più persone possibili. Un omaggio preziosissimo, che speriamo possa, anche e soprattutto, avvicinare le nuove generazioni al cinema di Federico Fellini. Perché Fellini fa parte del nostro patrimonio culturale, è una risorsa a cui non possiamo rinunciare, ed è più che mai nostro compito perpetuarne la memoria e riattivare la magia e l’incanto della sua opera.
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