Ad aprire la giornata di chiusura del TaorminaFilmFest è un attore di caratura internazionale: John Turturro. Statunitense, ma di chiare origini italiane, l’attore ha parlato, in apertura, proprio del suo rapporto con il nostro paese: “Mi piace lavorare in Italia perché amo la sensibilità dei registi del vostro paese. Ho lavorato recentemente con Nanni Moretti ad esempio, ho girato ‘Passione’ a Napoli, ho realizzato un documentario ambientato in Sicilia e posso anche dire che il cinema italiano, che conosco molto bene, e le letture degli autori italiani mi hanno influenzato davvero tanto”.
Turturro fa parte di quella categoria di attori che si sono cimentati anche nel ruolo di regista come spiega lui stesso: “Io ho iniziato a dirigere perché c’erano delle storie che mi interessavano e che volevo raccontare. Ho lavorato tanti anni a teatro quindi quando interagisco con gli attori uso anche questa esperienza. Ci sono registi che sono molto bravi a rapportarsi e altri che non lo sono, ognuno in ogni caso possiede delle caratteristiche molto personali e impari qualcosa da ognuno di loro, sia per quanto riguarda la preparazione, sia per la precisione e la cura dei dettagli della storia” e, proprio in merito al suo lavoro di regista, gli viene chiesto come sceglie le sue storie:“Ci sono tante cose che mi piacerebbe fare, a volte ad esempio leggo un libro e penso che potrei comprare i diritti per girarci un film, poi in ogni caso man mano che invecchio sono sempre piu’ interessato alle piccole cose e ai dettagli”.
Vengono mostrate alcune clip riguardanti l’attore, e ciò che colpisce è sicuramente la sua versatilità e la sua capacità di interpretare ruoli sempre diversi: “Nel cinema spesso vieni etichettato in un modo e ti offrono sempre lo stesso tipo di ruolo. Io sono riuscito, credo, ad evitare queste etichette e ho potuto così sperimentarmi in tante vesti, come ad esempio il personaggio che ho fatto in ‘Il grande Lebowski’ sul quale vorrei girare un film, se mi daranno il permesso (non sarà né un sequel del film citato né uno spin-off, come ha spiegato lo stesso attore ma, semplicemente, l’idea di mettere al centro di una storia un personaggio simile a quello che interpretò)”. Come vive invece il lavoro quando veste i panni dell’attore? Turturro spiega: “Non mi piace essere una marionetta del regista, preferisco dare il mio contributo nel processo creativo, chiaramente però dicendo la mia senza creare troppi problemi. All’inizio della carriera cerchi semplicemente di adattarti, piu’ avanti poi capisci che devi dare il tuo contributo al lavoro che si fa perché la telecamera mostra se sei soddisfatto o no di ciò che stai facendo. La sceneggiatura del resto è come il progetto dell’edificio che stai andando a costruire, mentre gli attori sono il materiale: durante la costruzione l’edificio puo’ un po’ variare rispetto al progetto iniziale”.
Si parla di uno dei suoi film, ‘La tregua’: “E’ stato un film molto difficile. Ho partecipato per 5 anni alla realizzazione di esso perché ho fatto tante ricerche, ho conosciuto tanti sopravvissuti, perché era un film in cui era fondamentale la cura dei dettagli. Forse è stato il mio ruolo piu’ difficile al cinema, anche se a teatro ho fatto cose non facili. Volevo fare davvero la mia parte al meglio, anche se in genere al cinema c’è meno tempo per prepararsi”. Uno dei film in cui ha recitato è diventato poi un vero e proprio cult del cinema mondiale ed è così che l’attore parla de ‘Il grande Lebowski’: “In quel film lavoravo con dei miei amici, cioè i fratelli Coen, e volevo regalargli un lavoro davvero ben fatto quindi ho cercato di fare il meglio. Ho fatto anche cose che poi non sono state messe nel film, però in genere loro utilizzano tutto quello che girano ed è una cosa bella per un attore sapere che ciò che stai facendo sarà nel film. ‘Il grande Lebowski’ non ha avuto immediatamente un gran successo però poi è diventata popolare con i DVD e roba varia” aggiungendo inoltre, come già detto, la volontà di continuare a lavorare su quel personaggio.
Un omaggio dovuto anche per il compianto Philip Seymour-Hoffman: “Era un attore magnifico sia al cinema che a teatro. Avevo un problema serio, di cui avevamo anche parlato, però se non è riuscito ad aiutarlo il fatto di avere tre figli non so cosa poteva farlo. E’ stata una cosa terribile perderlo, penso tantissimo alla famiglia. Purtroppo era una persona che soffriva davvero tanto” Alla nostra domanda riguardo il suo lavoro con Woody Allen, Turturro ha risposto dicendo: “La collaborazione con lui è nata in maniera molto particolare: andiamo dallo stesso barbiere ed io ho cercato di mettermi in contatto con Woody per fargli leggere la sceneggiatura proprio tramite lui. Sono stato contento di coinvolgerlo nella fase di scrittura e lui non si è mai sottratto a dirmi che certe cose non gli piacevano e a farmele riscrivere (ride ndr). Però è stato fantastico perché non mi ha mai detto “devi” far questo ma solo “rifletti su..” e poi anche perché sul set mi ha fatto fare il regista vestendo i panni dell’attore senza interferire”. Si parla anche di registi italiani e l’attore italo-americano ha avuto modo di lavorare anche con Nanni Moretti su cui dice: “Mi ha fatto provare tante cose nuove. E’ un regista che lavora molto lentamente ma in maniera altrettanto precisa. Questa esperienza mi ha arricchito moltissimo”.
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