“Anna Magnani è la più grande attrice di oggi. L’unica che si può avvicinare a Greta Garbo. Ha vigore, immediatezza, potenza di espressione. Pochissime sono le attrici che, giunte a Hollywood dall’estero, non siano state trasformate. La Magnani è una di queste. E’ e rimane sempre lei e, quando recita, spacca l’obiettivo della macchina da presa con la sua personalità”. Così si era espressa la grande Bette Davis all’inizio degli anni Sessanta parlando della sua amica Anna Magnani.
Con la sua fisicità per nulla convenzionale, diversissima dai canoni di una bellezza stereotipata, la sua sensualità latina un po’ selvaggia e un carattere impetuoso, Anna Magnani (Roma 1908 – 1973) iniziò la carriera in teatro alla fine degli anni Venti, facendosi ammirare anche in ruoli umoristici da rivista, per poi raggiungere una fama internazionale con il cinema regalando intense e indimenticabili interpretazioni: la chiassosa fruttivendola al fianco di Aldo Fabrizi in Campo de’ fiori (di Mario Bonnard, 1943); il grido di protesta della sora Pina di Roma città aperta (di Roberto Rossellini, 1945), trucidata dai nazisti mentre cerca di raggiungere l’amato Francesco fatto prigioniero; paladina dei borgatari romani nel film di Luigi Zampa L’onorevole Angelina (1947); madre ambiziosa in Bellissima di Luchino Visconti (1951); maschera della Commedia dell’Arte in La carrozza d’oro (La carrosse d’or, di Jean Renoir, 1952); la prostituta nel pasoliniano Mamma Roma (1962). Fino ad arrivare alla sua ultima, fugace apparizione sul grande schermo con Roma di Federico Fellini, nel ruolo di sé stessa vista come simbolo della città, “lupa e vestale”. Perché la Magnani amava profondamente Roma.

Anna Magnani con Pier Paolo Pasolini sul set di “Mamma Roma”
Popolana, madre tragica, donna perduta. Negli anni Cinquanta la Magnani approdò anche a Hollywood, dove recitò in tre impegnative produzioni accanto ad attori del calibro di Burt Lancaster, Anthony Quinn e Marlon Brando: La rosa tatuata (The Rose Tattoo, di Daniel Mann, 1955) che le valse l’Oscar come miglior attrice protagonista nel 1956, Selvaggio è il vento (Wild is the Wind, di George Cukor, 1957) e Pelle di serpente (The Fugitive Kind, di Sidney Lumet, 1960). Quando si aggiudicò l’Oscar, disse: “Dio mio, non posso aver vinto l’Oscar, è impossibile, non sono una star di Hollywood, guardate il mio fisico, guardate la mia faccia, non sono giovane, non sono bella, solo fuoco”. E Hollywood puntò proprio sul fuoco del suo temperamento da italiana passionale.
Dal 5 al 7 giugno si svolgerà a Torino, presso Palazzo Nuovo, un convegno internazionale dedicato alla Magnani, dal titolo: “Ti ho sentito gridare Francesco”. Anna Magnani. Attrice, diva, icona. La tre giorni di studi è organizzata dall’Università degli Studi di Torino e curata da Giulia Carluccio, Federica Mazzocchi, Mariapaola Pierini. Il convegno, nell’idea degli organizzatori, si propone di “affrontare attraverso molteplici prospettive lo studio di un’attrice e diva italiana che ha segnato in modo peculiare non solo la storia del cinema nazionale e internazionale, ma anche più in generale l’immaginario storico e sociale, costituendosi come vera e propria icona. La sua carriera, che tocca diversi ambiti (soprattutto, teatro, musica, e cinema), ha attraversato decenni cruciali del Novecento, dagli anni Trenta all’inizio degli anni Settanta, definendo via via una personalità di attrice e diva capace di imprimere fortemente la sua presenza nei contesti attraversati, non solo grazie alla qualità straordinaria della sua performance, ma anche grazie alla pregnanza e peculiarità del suo imporsi come interprete di determinate soggettività e dinamiche sociali e storiche, come accade in modo esemplare per il contesto della grande stagione del Neorealismo, di cui Anna Magnani è icona e simbolo per eccellenza”.

Con Totò in “Risate di gioia”, di Mario Monicelli
Ai numerosi interventi toccheranno tanti aspetti, legati sia alle modalità espressive e allo stile recitativo, sia alla ricezione del suo personaggio non solo da un punto di vista storico – cinematografico ma anche sociale e culturale, soprattutto in riferimento al tipo di femminilità che ha saputo trasmettere. Si parlerà, tra le altre cose, delle sue prove d’attrice nei ruoli scritti da Tennessee Williams, l’erotizzazione del suo corpo nei film girati a Hollywood, l’incontro con Marilyn Monroe a New York, i suoi personaggi di canzonettista e sciantosa, le interpretazioni teatrali de La lupa e di Medea, la Magnani vista con lo sguardo di Pier Paolo Pasolini, l’incontro – scontro con il divo Amedeo Nazzari nel film di Alberto Lattuada Il bandito… e ovviamente non può mancare una riflessione su Roma città aperta. Proprio in merito al film di Rossellini, il poeta Giuseppe Ungaretti scrisse rivolgendosi alla Magnani: “Ti ho sentito gridare Francesco dietro un camion e non ti ho più dimenticata”.
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